Caratteristiche

  • Difficile il tratto centrale con elevata esposizione.
  • - attacco 10'
    - Via ferrata 1.40h
    - ritorno direzione Casso 1.00h
    - discesa alla diga 15'
    - dalla diga al parcheggio 20'
  • - sviluppo 700m ca.
    - salita complessiva 260m
  • - abitato di Casso
    - alcune strutture zona diga
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Media valutazioni

Difficoltà tecniche 2.8
Esposizione 4
Varietà passaggi 2.5
Impegno fisico 2.5
Interesse paesaggistico 2
Numero votazioni 15
VALUTAZIONE FERRATAGOOGLE.MAPS

Via Ferrata della MEMORIA

GOLA del VAJONT

BY - VIEFERRATE.it - 2015

Da ottobre 2015 è ufficialmente aperta questa nuova Via ferrata della Memoria che offre la possibilità di divertirsi lungo un nuovo percorso attrezzato e nello stesso tempo di riflettere ed osservare da un punto di vista completamente diverso l'inquietante diga del Vajont e della stretta gola  nella quale, il 9 ottobre 1963, la massa d'acqua della diga si incanalò per poi riversarsi nella sottostante valle del Piave  radendo al suolo il paese di Longarone ed alcuni villaggi vicini.

PERCORSO STRADALE

Raggiunto il comune di Longarone-Bl si imbocca la strada regionale 251 che da quest'ultimo sale a Erto. In particolare, subito dopo aver superato esternamente l'abitato di Codissago, si sale fino al sesto tornante, dove, a destra è posto un piccolo cartello che indica la via ferrata. Scendendo invece da Erto-Pn si supera la diga ed al secondo tornante, a sinistra, si trova il cartello. Qui si abbandona la strada principale e si prosegue su una stradina che porta, dopo circa cento metri, ad un ampio parcheggio sterrato dove è consigliabile indossare direttamente casco ed imbrago - 540m ca.

AVVICINAMENTO

Lasciata l'auto e letto il tabellone descrittivo della Via   si inizia a percorrere il sentiero localizzato alla destra di una galleria  e dopo alcuni minuti si entra nella prima galleria  lunga circa 100mt dove è necessario munirsi di una torcia luminosa. Si esce su una cengia attrezzata con scorrimano  per rientrare poco dopo una una seconda galleria  più corta della precedente all'uscita della quale  è possibile eventualmente indossare l'equipaggiamento di sicurezza nel caso non lo si fosse già fatto al parcheggio.

LA FERRATA

All'inizio del cavo metallico si nota una targhetta che periodicamente si ritroverà lungo tutto il percorso con numerazione crescente, quota e coordinate GPS  sicuramente utili in caso di richiesta soccorso o più semplicemente per indicare eventuali anomalie nelle attrezzature. Si inizia quindi percorrendo da prima una lunga cengia    con un breve traverso attrezzato con staffe    fino ad una scala   che segna l'inizio dei tratti verticali. In uscita dalla scala si trova alcuni metri di parete verticale ed espostissima superabile leggermente in diagonale grazie alla presenza iniziale di 2 cambre metalliche  poi un passaggio in aderenza per raggiungere 2 staffe  ed alcuni metri "tirando" un po' sul cavo per raggiungere un primo pulpito di sosta . Si traversa brevemente a destra  e si riparte in verticale  sfruttando nella parte alta la presenza di alcune cambre    che limitano le difficoltà lungo una linea di salita che in assenza di tali attrezzature sarebbe sicuramente di elevato impegno; in questo primo tratto di ferrata gli appigli non abbondano di certo ma vi sono discrete possibilità di sfruttare appoggi per i piedi e cercare di così contenere la trazione sul cavo. Dopo questi primi impegnativi 100mt arriva una zona "tranquilla" dove poter rifiatare, comunque sempre in sicurezza , prima di affrontare un diedro  racchiuso tra 2 lame di roccia particolarmente levigata ma ben attrezzate   raggiungendo rapidamente una lingua di terra che funge da cengia   sempre assicurati al cavo vista la forte esposizione ed il fondo detritico. Dopo una eventuale sosta si continua affrontando un lungo piano inclinato  in semiaderenza visto che vi è la presenza di alcuni appoggi   raggiungendo così la parte alta del piano dove invece la roccia estremamente levigata è stata attrezzata con una serie di cambre e pedivelle metalliche     che ne agevolano parecchio la progressione fino ad un piccolo pulpito  dove il cavo piega nettamente a sinistra in corrispondenza di una lunga cengia inizialmente rocciosa  poi su terreno  che richiede attenzione nel non far cadere materiale al di sotto. La diga inizia a mostrarsi in tutta la sua grigia imponenza  mentre la nostra Via riparte, dopo un brevissimo traverso , nettamente in verticale  lungo una parete ancora avara di appigli ma fortunatamente i piedi trovano qua e là  discreti appoggi uscendone  su una nuova lunga cengia anche questa particolarmente "sporca" . Si aggira uno spigolo ancora in forte esposizione  e come in precedenza la fine della cengia coincide con l'inizio di una risalita verticale  stavolta ben più lunga ma una conformazione della roccia     ed una abbondanza di pedivelle   che rendono tutto sommato più gradevole la progressione. Lungo la risalita si incontrano alcune interruzioni che fungono anche come eventuali soste   mentre lentamente la ferrata si porta in una zona della parete rocciosa più "sporca"   ci si stà infatti inoltrando nella vegetazione , che vista la quota tutto sommato è normale trovare e così, lungo sentiero , sempre assistiti dalla presenza del cavo ci si alza leggermente  portandosi comunque piuttosto rapidamente alla base della parete . Quest'ultima, che qua è marcata come 5a sezione della Via , si presenta come una bella placconata ben attrezzata all'attacco dove i primi metri sono particolarmente levigati  poi la presenza di una fessura facilità la salita  uscendo presso un traverso orizzontale in massima esposizione  ma senza rilevanti difficoltà . Come nelle cenge precedenti anche qui finito il breve traverso si continua in risalita  ma l'impressione è che da qua, vista la morfologia della roccia, le possibilità di avanzare trovando appigli e quindi contenendo le trazioni sul cavo siano maggiori, inoltre la verticalità non è più così elevata; si risale quindi avendo comunque sempre a disposizione varie pedivelle  , some accennato la verticalità qua non è così marcata contrariamente all'esposizione che in effetti è rimasta praticamente costante fin dall'inizio e si conferma tale nel prossimo traverso dove le 4 ampie staffe metalliche trasmettono la sensazione di "camminare nel vuoto"  . L'ultimo tratto del traverso  è nuovamente su fondo misto erba-terra  e riporta ad una salita molto simile alla precedente ovvero discreta quantità di attrezzatura ed una certa arrampicabilità della roccia   ; si avanza quindi senza incontrare rilevanti difficoltà pur non trattandosi comunque di una risalita banale e con un'uscita a sinistra tramite alcune roccette  si guadagna quella che rappresenta l'ultima sezione del percorso  caratterizzata da gradoni di roccia che si fondono con la vegetazione   e dove finalmente si abbassa notevolmente il grado di esposizione, eccetto un singolo passaggio   . Come accennato si susseguono alcuni passaggi piuttosto semplici in un misto di roccia e vegetazione   sbucando addirittura presso una comoda cengia  che ha più le caratteristiche del sentiero   che "taglia" orizzontalmente la parete della gola  culminando nei pressi di una scala che permette di "saltare" un notevole strapiombo . La scala segna fondamentalmente la fine della ferrata in quanto oltre si tratta solo di camminare per alcune decine di metri in direzione del pulpito sommitale  -800mt ca.- rappresentato dai resti di un manufatto in cemento probabilmente appartenuti ad una teleferica risalente al periodo di costruzione della diga.  

DISCESA

Seguendo in salita l'evidente sentiero  n.380 si incontra poco dopo una segnaletica :

1- a sinistra la direzione per l'abitato di Casso-Pn, dal quale tra l'altro è ben visibile la frana del monte Toc precipitata nel bacino , tramite la quale si ritorna a valle attraverso il sentiero "Troi de S.Antoni" in 1.00h passando per Codissago così come da successiva segnalazione .

2- a destra si prosegue per la diga che si raggiunge in circa 15 minuti di leggera discesa nel bosco. Giunti nei pressi della diga vi è la possibilità di un rientro a valle percorrendo la strada asfaltata S.R. 251 dove la circolazione alle auto è regolamentata da un senso unico alternato. Scendendo lungo la strada si passa attraverso 2 gallerie ed all'uscita della seconda, dove si trova il semaforo, si devia a sinistra  per il sentiero che porta al sottostante parcheggio di partenza  in circa 40' dal termine della ferrata. Qualunque sia la via di ritorno scelta si può comunque abbinare la visita al paese di Casso e poi la visita alla diga  .

CONSIDERAZIONI

Tecnicamente la Via si presenta con elevata esposizione ma ben attrezzata anche perché la tipologia della roccia non permette la risalita in divertente arrampicata ed in particolare nella parte centrale del percorso è sostenuta la trazione da esercitare sul cavo mentre la tempistica contenuta e la bassa quota ne consigliano sicuramente la percorrenza al di fuori dei mesi più caldi. Altro discorso riguarda invece il lato storico dell'escursione. Questa breve ferrata dovrebbe essere uno stimolo per una più lunga giornata di conoscenza e riflessione. Attraverso l'avvicinamento alla diga  da una nuova prospettiva è sicuramente maggiore la possibilità di capire ciò che è successo il 9 ottobre 1963. Pur non svolgendosi la risalita nei pressi della diga si ha costantemente la visuale contemporanea di quest'ultima, della gola che ha guidato a valle l'ondata d'acqua e dell'abitato di Longarone nonché la possibilità di vedere lungo il percorso vari manufatti appartenuti al periodo della progettazione e dei lavori che sicuramente non sono visibili per chi giunge alla diga in auto o comunque percorrendo il classico sentiero da Codissago.

Commenti   

0 #44 Dario 2022-06-06 08:00
Percorsa il 06-06-2022 tutto ok. Aggiungo qualche nota.
A causa della frequentazione la roccia è scivolosa. Serve un po' di forza di braccia e consiglio i guanti che coprano almeno la prima falange.
Se c'è gente in alto può arrivare qualche sasso.
La trovo un po' disomogenea nel senso che alcuni passaggi impegnativi sono meno agevolati rispetto ad altri più semplici. Attrezzatura comunque in ottimo stato.
Bel giro da mezza giornata.

Per il rientro consiglio il bel sentiero a sx che in senso antiorario prima sale un po' e poi scende verso il tornante sopra quello di partenza. Bei tratti di bosco e si passa per una chiesetta e altri punti interessanti.
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0 #43 Gabriele 2021-09-25 16:35
Percorsa il 25/9/2021 da solo, mi e' piaciuta la rifaro'!!
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+3 #42 Roberto Ungaretti 2021-08-23 12:11
Percorsa il 07/2021 con miofiglio 15enne a Luglio, partenza da Lucca e arrivo in mattinata a Longarone, lasciata l’ auto al parcheggio lungo la strada che porta alla diga ci si incammina per un breve sentiero fino alle gallerie, occhio all’ acqua, e si arriva all’ attacco, ferrata nella norma fattibile da tutti quelli che hanno un pò di dimestichezza con la roccia, si arriva praticamente nel niente (bosco) visuale a tratti bella ma niente di che, da evitare nelle ore calde
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+6 #41 Giulia 2020-07-21 13:52
Percorsa il 18/07/2020 Ferrata in ottime condizioni. Non ho trovato particolari difficoltà. Anche i punti in cui la relazione descrive che bisogna usare tanto le braccia possono essere affrontati senza sforzo eccessivo. Utilizzando bene i piedi la trazione è minima. Il tratto più esposto e impegnativo è il primo, quando finisce il tratto di trasferimento. Poi molto facile. Sempre esposta. Necessaria una torcia nelle due lunghe gallerie iniziali. Ottimo il paninaro nei pressi della diga. Unica pecca: la discesa. Visitando la diga si percorre un lungo tratto di strada asfaltata con diverse gallerie dove purtroppo si respira del gran gas di scarico. Meglio scendere per Casso.
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-8 #40 Gianmarco 2019-09-13 15:04
Percorsa il 12/10/2018 con tempo splendido. Consigliata doppia macchina, una da lasciare al parcheggio della diga. Ferrata molto impegnativa che richiede buona tecnica di progressione e attrezzatura all'altezza, soprattutto a livello di calzature: ideali le scarpette da arrampicata, soprattutto per i tratti da fare in aderenza. Per chi è fuori allenamento: consiglio di irrobustire spalle e braccia poiché i tratti da fare in trazione sono molti e spesso parecchio esposti, così da evitare di trovarsi "incrodati" perché non si riesce più a proseguire... Evitate assolutamente la stagione primaverile poiché le gallerie sono allagate e la roccia è bagnata, rendendovi la vita ancora più difficile. Prima di partire documentatevi sulle condizioni meteo e le relative previsioni perché se vi piglia pioggia in parete sono problemi... Su questo il bollettino meteo di Arabba resta estremamente affidabile. Buon divertimento!
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+1 #39 Samuel 2019-08-30 15:14
Percorsa il 30/08/‘19. Partiti alla mattina con comodo orario e arrivati nel primo pomeriggio con altrettanta tranquillità. Ferrata di media difficoltà dovuta agli appoggi che sono spesso scivolosi dai continui passaggi ma tuttavia sempre presenti; ottime condizioni del tracciato e del cavo. Altro aspetto da considerare è la visuale della gola che può dare un po’ di fastidio a chi non ama il “vuoto”. Sconsiglio come prima ferrata o a neofiti solo perché potrebbe richiedere impegno e togliere il fascino paesaggistico. Io l'ho percorsa con due amici e questo ha completato una mia giornata fantastica. Buone salite.
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+8 #38 Fabrizio Belcastro 2019-08-01 08:02
Percorsa il 31.07.2019 con mia moglie e mio figlio quattordicenne. Il segnale della ferrata della Memoria è ora presente sul secondo tornante se si proviene da Longarone. La ferrata presenta difficoltà dovute alla forte esposizione e dalla verticalità piuttosto costante che permette solo in alcuni tratti di riprendere fiato. È necessaria una buona forma fisica perché talvolta serve una forte trazione sul cavo con le braccia. Ferrata comunque molto bella e intensa per sforzo e emozioni dovute a quello che è accaduto nel 1963. Comunque esperienza da fare senza sottovalutare la difficoltà oggettiva.
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-1 #37 Graziano Ferrari 2019-04-23 18:25
Percorsa il 21/04/2019. All'inizio si entra in una galleria dove è indispensabile una torcia. Abbastanza impegnativa nei tratti verticali , forse anche perché l'ho fatta con la Nikon Coolpix P900 attaccata al collo che per non farla sbattere contro la roccia mi limitavo nei movimenti.Fatta indossando scarpette da free climbing. Sulla strada che sale da Longarone non c'è nessun segnale che indichi la ferrata , bisogna contare i tornanti dopo l'abitato di Codissago e sul sesto tornante (che gira a sinistra) entrare a destra in un tratto di stradina per circa 100 metri (c'è anche un cartello di divieto di transito , da ignorare), qui c'è spazio per lasciare la macchina. Non capisco perché non mettono un segnale sulla strada che indichi il parcheggio per la ferrata. Si arriva in cima più alti della diga. Se non si ha un'altra auto si deve scendere a piedi lungo la strada stando un pò attenti dentro le gallerie.
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-2 #36 Roberto 2019-04-07 14:46
Percorsa il 06/04/2019 dopo una importante perturbazione. Piedi in ammollo nelle gallerie con almeno 15 cm d’acqua! Le placconate molto scivolose per l’umidità hanno richiesto un plus di impegno per le braccia. Assolutamente NON per neofiti. Anche con l’asciutto. Comunque ambiente “orrido” per presenza costante del rumore della cascata di sfogo del Vajont e nuvole basse da cui faceva capolino la terribile diga.
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+3 #35 Luigi Trevisi 2018-09-09 15:37
Percorsa con mio figlio il 09/09/2018: meravigliosa ferrata, molto esposta ma ben tenuta. Consiglio ai ferraioli che vorranno percorrerla:una torcia per le gallerie ed un paio di guanti perché in alcuni tratti bisogna tirarsi di peso sul cavo inevitabilmente. Se volete mettere una firma alla fine c'è un libro di vetta. Giudizio: duretta ma ne vale la pena!!!
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