Cerca
Caratteristiche
- Molto difficili ed esposti i primi 40mt poi moderatamente difficile.
- - in salita 3.00h da Porta Vescovo al bivacco Bontadini più 1.15h se si sale a Porta Vescovo a piedi dalla diga di Fedaia
- in discesa 1.00h per tornare a Porta Vescovo o 1.45h per scendere alla diga Fedaia passando per l'omonimo Passo. - da Porta Vescovo (stazione a monte impianti risalita) al punto alto dell'escursione (Cima Mesola) 250mt. Sempre in salita da aggiungere 430mt se si aggiunge la stazione a piedi da Fedaia.
- - stazione a monte impianti risalita Porta Vescovo
- bivacco Bontadini
- rifugio Padon - 0436-780019
- STAMPA
- versione PDF
- Seguici su Facebook
Media valutazioni
Difficoltà tecniche | 3.6 |
Esposizione | 3.5 |
Varietà passaggi | 2.4 |
Impegno fisico | 3 |
Interesse paesaggistico | 5 |
Numero votazioni | 68 |
Links
VALUTAZIONE FERRATA PHOTOGALLERY Relazione PHOTOGALLERY Esterna GOOGLE.MAPSVia Normale su VIENORMALI.itVia Ferrata delle TRINCEE
Cima MESOLA - CRESTA PADON
segnalata da LISA TEDDI - 2013
Percorso emozionante, adatto agli escursionisti esperti, dotati di buon allenamento fisico e in confidenza con i percorsi attrezzati esposti.
AVVICINAMENTO
La partenza è dalla sella di Porta Vescovo alla quale si può giungere sia dal lago di Fedaia sia da Arabba.
1-Lago Fedaia: si può lasciare l’auto in prossimità della diga, sulla sinistra della strada già si vedono i cartelli indicatori. Il nostro sentiero è il segnavia n. 698, seguendo l’indicazione per Porta Vescovo. In circa un’ora di cammino su percorso piuttosto ripido, per pascoli e ruscelli d’acqua, con alle spalle la regina delle Dolomiti la Marmolada, si giunge a Porta Vescovo e alla stazione d’arrivo dell’impianto di risalita che parte dal paese di Arabba e sale il versante veneto della montagna. Durante la salita è possibile già intravedere tra le rocce un piccolo ponte sospeso che dovremo percorrere.
2-Arabba: arrivare a Porta Vescovo -2480mt- con la funivia è un’alternativa al percorso precedente e accorcia i tempi di cammino di quasi 1.30h.
Poco dopo Porta Vescovo si deve fare un po’ d’attenzione: bisogna seguire i segni bianco rossi di un sentiero che sale sulla sinistra e ignorare dei bollini giallorossi che portano al rifugio Padon: poco dopo questa biforcazione si troverà su un grosso masso la segnalazione per la via ferrata e una freccia rossa direzionale. In pochi minuti si arriva sotto la parete verticale e quindi all'attacco.
LA FERRATA
La parete rocciosa di origine vulcanica si presenta nerastra e contrasta con il classico colore delle Dolomiti anche se comunque molto compatta. Il primo tratto di circa 50mt si presenta verticale e gli appigli naturali presenti sono abbastanza levigati, vi si trova una placca iniziale ,successivamente un diedro sempre povero di appigli
porta ad una nuova placca da superare in diagonale sfruttando le strette fessure della roccia
mentre un breve e non faticoso traverso
porta alla basa di una nuova placca leggermente inclinata
che se asciutta offre ottima aderenza. Dopo circa 20' dall'attacco si può dire di aver superato il tratto più impegnativo e si può prendere fiato lungo la prima insellatura superabile grazie ad alcune roccette in quota ed un bel ponte sospeso
che porta alla base della Mesola -2727mt- mentre alcuni spuntoni rocciosi ed un ultimo passaggio delicato
,con gli appoggi artificiali un pò lontani dal cavo,portano al punto più alto dell'escursione - Cima Mesola. Si inizia a scendere sul lato nord della Mesola attraverso tratti attrezzati ed un ripido pendio erboso; la prima parte della ferrata termina in discesa dopo aver superato le ultime staffe metalliche
-1.30h- e volendo si può concludere scendendo con sentiero verso sud incrociando l'Alta Via che sta proprio sotto di noi e che rappresenta comunque il nostro sentiero di ritorno. Fin qui l’appassionato di storia ha visto molto poco; è nella sua seconda parte che il percorso offre numerosi segni e testimonianze forti della Grande Guerra; il cammino per arrivare al rifugio Padon è ancora lungo -2.00h- e con alcuni tratti attrezzati esposti
e altri scoscesi, da percorrere in “libera”: si valutino quindi bene le condizioni meteorologiche e le proprie forze, sia fisiche che mentali. Le indicazioni da seguire sono per “Bivacco Bontadini” e per “Gallerie-Tunnel”: si sale e in poco tempo si trova un primo gruppo di postazioni e di caverne-ricovero, poi una ripida e impegnativa discesa ci porta sull’altro versante della montagna ad ammirare le Dolomiti bellunesi, le Tofane, il Monte Pelmo e l’Antelao. Qui si cammina per un po’su un sentiero che taglia una verde scogliera erbosa: è un tratto molto rilassante e super panoramico, alla fine del quale si trova un “villaggio”, ricchissimo di costruzioni e di “finestre” osservatorio sul gruppo della Marmolada: una galleria che collega le varie postazioni indurrebbe a pensare di essere arrivati alle famose gallerie, ma il tunnel invece si esaurisce (20-30mt circa) e chi ha voluto visitare il complesso dovrà tornare in dietro e riprendere il sentiero, ora in cresta. Infatti poco dopo si trovano ancora indicazioni per le “Gallerie” e il Bivacco Bontadini, segnavia n.636. Il percorso rimane impegnativo, con alcuni tratti faticosi: per trovare la prima galleria bisognerà superare ancora tratti arcigni e, dove necessario, ben attrezzati. Superato il primo breve tunnel ci vorranno altri 20-30' per raggiungere la galleria “principe”, lunga circa 300 metri: qui è assolutamente indispensabile la torcia elettrica per farsi luce e rimanere nel tunnel principale, ben segnato: numerose sono le gallerie collegate lateralmente a quella principale, tante le finestre sulla Marmolada; ottimamente conservate e commoventi le scale in pietra costruite dai soldati in guerra: le si percorrono e si ripetono le meditazioni che spesso ci afferrano su questi “percorsi di guerra”: quanto genio, quanta sofferenza; e quanta la stupidità e l’assurdità di tutti i conflitti. All’interno delle gallerie si trova anche una “sala” ove si è formato un bellissimo laghetto. Percorso il tunnel si sbuca al Bivacco Bontadini, area stupenda, ricca di manufatti militari e dotata di panche esterne, ideale per una sosta. Dal Bivacco si può salire in 10' alla Cima della Mesolina -2642mt- oppure scendere direttamente al rifugio Padon -2407mt-, nei pressi degli impianti funiviari che salgono da Arabba e da Rocca Pietore: nei pressi dell’arrivo della funivia si trova anche un bel pezzo d’artiglieria (obice della Seconda Guerra Mondiale).
DISCESA
Dal rifugio Padon un fantastico percorso in quota, segnalato con paletti di legno e bollini colorati in giallo - rosso, ci porta in un’ora a Porta Vescovo; e si cammina con la presenza delle marmotte, tra greggi di capre e di pecore, con la Marmolada sulla sinistra e con tutta la cresta percorsa sopra, sulla destra. Poco prima di Porta Vescovo è possibile prendere sulla sinistra un sentiero - scorciatoia, ben visibile e indicato, che porta in direzione di una baita di legno attraversata nella salita dell’andata e quindi sul medesimo percorso verso il lago di Fedaia.
CONSIDERAZIONI
Attenzione ai primi 40mt in quanto la verticalità e difficoltà è davvero sostenuta,non di rado si trovano escursionisti in difficoltà nella progressione di questo tratto. Le creste della Mesola e della Mesolina fanno parte del gruppo montuoso del Padon; questa catena era un importante baluardo del fronte tirolese: “doveva sbarrare il passo agli italiani se la Marmolada avesse ceduto”. A Porta Vescovo, al posto dell’attuale funivia vi era in tempo di guerra una teleferica che riforniva le posizioni austriache attestate sulla cresta della Mesola. Gli austriaci non occupavano tutta la catena montuosa del Padon: sulla cresta della Mesolina si posizionarono infatti la truppe italiane. È questo il settore che offre maggiori testimonianze della Grande Guerra: qui le posizioni, le fortificazioni, le caverne scavate nella roccia dagli alpini sono numerosissime.
Commenti
L'ho rifatta dopo parecchio tempo e l'ho trovata sempre molto divertente. La si può dividere in tre tratti. Il primo tratto è tecnicamente difficile ed esposto (su roccia vulcanica con pochi appigli, bicipiti sollecitati). Il tratto mediano in cresta è mediamente difficile ma spettacolare. Il tratto finale in discesa non è assolutamente banale.
Nel complesso sviluppo non lungo (se non si affronta il tratto nelle postazioni di guerra) ma ferrata molto bella. Da fare assolutamente ma altrettanto assolutamente non adatta a principianti.
la prima parte è abbastanza impegnativa, richiede forza di braccia e agilità, in seguito si fa piu semplice, e divertente.
Il paesaggio é fantastico. Vi consiglio di arrivare al rifugio Padon perché il percorso "grande guerra"" é molto interessante.
RSS feed dei commenti di questo post.