
Siamo ormai agli sgoccioli di questa vacanza ad alti e bassi, mancano due giorni al rientro, le previsioni danno bel tempo e cosí riesco ad incastrarci l' ultimo dei giri programmati: una cavalcata lungo la cresta di confine tra Comelico e Tirolo Orientale, la Ferrata D' Ambròs sulla Pitturina, seguita dalla salita al Cavallino, sulla cui cima è posizionata la Croce d' Europa, simbolo di unione e riconciliazione tra i popoli confinanti.
L' itinerario è percorribile in giornata, ma sono in vacanza e voglio godermela con calma, cosí lo divido in due giorni includendo il mio primo pernottamento in un rifugio austriaco.
Con tutta calma mi sveglio e preparo lo zaino, poi a metà mattinata parto verso Casera Melín, dove domani al mio rientro avrò appuntamento con i miei per pranzo.

Preparativi, e via mi metto in marcia lungo il sentiero 144 in direzione Cadín di Vallona

Il sentiero segue una strada militare

che inizialmente sale all' aperto regalando una bella visuale sulle Crode Longerin (peccato per il controluce)

Superato il bivio col sentiero 165 per Passo Palombino, la strada va ad infilarsi dritta nel bosco

ed in breve raggiunge il bivio col sentiero 161 per Casera Pian Formaggio, presso un muro di contenimento realizzato dagli Alpini negli anni 70


Si prosegue sempre nel bosco, ma al primo squarcio mi fermo e resto in adorazione delle Dolomiti di Sesto che si innalzano alle spalle dei costoni erbosi


mentre una mucca scalatrice risale tutta la linea dell' elettrodotto

Il bosco si dirada, ed iniziano a fioccare i panorami (e ad aumentare i calori



Davanti, il Palombino e la sella con la cresta che sale a Cima Vallona

dietro, le meravigliose Crode Longerin


di lato, le impressionanti Dolomiti di Sesto


Sono definitivamente fuori, ed il Cadín di Vallona si apre in tutta la sua bellezza

La tentazione di mollare tutto e stendersi al sole è fortissima


Oggi è tornata alla carica l' umidità, e oltre a farsi sentire, si fa anche vedere offuscando il panorama


Tra un panorama ed un quasi-panorama, continuo la mia salita con calma, con sempre in bella vista il Palombino che coi suoi contrasti di colore indica come questa zona sia un bordello geologico

Al bivio del Cadín di Vallona abbandono il sentiero 144 e prendo il 191: direzione Ferrata D' Ambros

Dicevo prima che qua è un bordello geologico: l' improvviso cambio di fondo del sentiero ne è un esempio

Poco dopo il bivio arrivo al Bivacco Piva, una "baracca Morteo" posizionata dagli Alpini e dedicata ad una delle vittime della strage di Cima Vallona del 1967: l' Alpino di leva Armando Piva, del Battaglione "Val Cismon"


fuori c' è anche una targa commemorativa del vigliacco attentato

Mi concedo qualche minuto di riposo, poi mi rimetto in marcia, con il sentiero che attraversa piacevolmente queste belle praterie puntando dritto alla cresta di Cima Vallona

mentre a destra il Palombino mi fa sempre compagnia

Adesso si sale in cresta, da qua si vede tutta la linea di confine, con il bianco Cavallino a svettare dal verde dei pascoli

sono a due passi dalle Dolomiti, anzi, le ho proprio di fronte, ma qua sembra un altro pianeta, un pianeta di nome Relaaaax


arrivo all' innesto col sentiero 160, una variante della Traversata Carnica

Da qua il sentiero torna ad abbassarsi dalla cresta, e guardando alle spalle il fondovalle adesso è "sbarrato" dalle Crode Longerin

Dopo qualche minuto in comune, i due sentieri tornano a separarsi: non ci sono tabelle, solo una freccia disegnata su un sasso e un piccolo "picchetto" biancorosso indicano il bivio.
Riprendo a salire, sempre tra i pascoli: nonostante la calura e l' umidità, oggi assai forti, la salita finora è stata molto rilassante


il sentiero punta inizialmente alla sella

fino a quando si congiunge con la diramazione che arriva da sotto il Col de Lai

poi prende a tagliare orizzontalmente quasi perdendosi sui pratoni

Do un ultimo sguardo ai due dirimpettai: Palombino e Longerin; mi hanno convinti ad inserirli in un giro per l' anno prossimo, e non potrebbe essere altrimenti


Adesso il sentiero inizia a farsi "simpatico": si cambia versante e dai dolci pendii verdi si passa alle fiancate dirupate, oooh bene


e compare nella sua grandezza anche lui, il Cavallino


L' inizio della ferrata è già visibile

arrivo alla forcelletta alla base e...
e...
e...
ELAMADONNA!!!!!




Mentre dal lato italiano la foschia manca poco che mi copra pure le Dolomiti di Sesto, da quello austriaco si vedono nitidamente i lontani Tauri, compresi il Großglockner ed il Großvenediger



Guarda che roba




Mi porto nei pressi dell' attacco, dove mi fermo a mangiare

Siamo esattamente sul confine, e sul fronte della Grande Guerra, a testimonianza un reticolato a penzoloni

e un cippo di confine che è stato letteralmente incastrato nella montagna


Finito di mangiare, sigaretta d' ordinanza ed inizio ad imbragarmi, quando arrivano giú dalla ferrata due tipe austriache con cui faccio due chiacchere.
Via loro, arriva a ruota una comitiva CAI, una quindicina di persone circa... fortuna che doveva essere un percorso poco frequentato, se era molto frequentato cosa trovavo, un rave?

Mi dicono che per il momento non hanno gente dietro, quindi mi aggancio e salgo il primo breve tratto verticale

appena su arrivo ad una forcelletta: da una parte i verdi pascoli austriaci, dominati in fondo dal Großglockner

dall' altro le Crode Longerin e... la foschia che ammanta tutto il resto


Supero dei resti di attrezzature del tempo di guerra

e raggiungo il primo tratto di cresta: sono entrato nel vivo della Pitturina!

il contrasto qua ha dell' incredibile, sembra di essere in mezzo a due mondi:
davanti il calcareo Cavallino, che sembra pure voler fermare le nuvole italiane che tentano di sconfinare

dietro la sedimentaria Cima Vallona

in basso, tra i pascoli, compaiono anche i due laghetti Oberer (Superiore) e Unterer (Inferiore) Stuckensee

La cresta inizia ad affilarsi

ed il sentiero si abbassa portandosi su una cengetta


Passo degli altri resti di reticolato

poi torno in cresta

fino ad arrivare in vista di un sottostante obelisco naturale... si, ma come ci si arriva??


Ovvio, si scende di nuovo! Questo sarà il leit-motiv del percorso: su e giú.
E allora giú di nuovo, e lungo la cengetta incontro una caverna di guerra, al cui interno c' è la custodia col libro di via

Il percorso passa giusto ai piedi dell' obelisco

poi va ad infilarsi in una galleria

e quando esce... è per infilarsi in altre due

fuori dal tunnel mi aspetta una scala

che mi riporta in cresta

Questi itinerari di cresta sono faticosi, probabilmente piú delle salite "pure", perché col continuo saliscendi non si prende mai un ritmo continuo, ma sono spettacolari


intanto in lontananza si vede già il piccolo rifugio Filmoor dove passerò la notte

mentre guardando in giú mi accorgo che i pascoli in basso sono tutti punteggiati di baite, la sotto dev' essere come in un film di Heidi!

e guardando in su?
bhe, guardando in su... pare che le nuvole abbiano trovato una barriera: non si schiodano da la, impressionante!


Fino a questo punto il percorso stava o sulla cresta o sul versante italiano, adesso si porta anche su quello austriaco

mi volto un attimo e... questo da dove salta fuori???


si torna sul lato italiano, con i Longerin sempre dominanti

e si continua con l' alternanza tra tratti di cresta

e...
err...
no fermo aspetta, questa non è la solita discesa


passata la discesa, mi rimetto in costa e raggiungo questa forcelletta

ricomincio a salire, e da qua la vista alle spalle è molto piú impressionante di prima

su ancora

e adesso anche la vista davanti si fa "spuntonosa"

si fa vedere un tratto... funambolico

ma è niente rispetto alla successiva discesa... ruvida


La roccia cambia ancora, e sta roba rossastra non ho idea di cosa sia...

si ricomincia a salire, lungo un canalino

arrivo su e...
...beh credevo di averle viste tutte: non ho capito un cavolo


mi riporto in cresta per l' ennesima volta, ormai siamo quasi alla fine

ed infatti dopo l' ennesima discesa, arriva l' ultimo tratto

il sentiero si calma, con bellissima vista sul Cavallino, ormai vicinissimo

e arrivo ad una forcelletta dove la targa e un cippo di confine segnano la fine della via

Qua incrocio un gruppetto di austriaci, li saluto, poi mi accendo la sigaretta della soddisfazione: ci sta tutta

Forcelletta normalmente significa panorami, e qua?
qua....

Cavallino da una parte, col rifugio ai suoi piedi

Crode Longerin dall' altra, che adesso si fanno maestose


Bene, mi rimetto in marcia: il sentiero 191 proseguirebbe dritto fino a Forcella Cavallino, io invece scendo nel versante austriaco

con il Cavallino sempre in fronte


ed eccomi arrivato al piccolo e grazioso Filmoor-Standschützenhütte (tradotto, Rifugio Standschützen alla Pitturina), costruito negli anni '70 per iniziativa del Colonnello Walther Schaumann, il fondatore dell' associazione Dolomitenfreunde - Amici delle Dolomiti, che da 70 anni recupera sentieri di guerra lungo tutto il fronte (tra cui anche la celeberrima Via della Pace su Vallon Bianco e Furcia Rossa)

qua butto giu lo zaino, mi stravacco e mi bevo una bibita godendomi il panorama


faccio due chiacchere con i giovani gestori, e due di loro parlano benissimo l' italiano, in particolare un ragazzo molto giovane...
gli faccio i complimenti e...
"Per forza, sono di Mogliano Veneto"...
err

Ok, non sono io che non riconosco piú l' accento dei "vicini", è lui che parla quasi senza accento...
Il sole inizia a scendere, è il momento di andare a prepararsi

Anche lui si prepara, o meglio, inizia a preparare, è il cuoco, e gli effetti si vedono: i piatti sono ovviamente austriaci, ma lui ci mette il tocco di classe e la "personalizzazione".
Poi, al momento del caffè, arriva la ciliegina sulla torta: mentre per i tedeschi usano la classica macchinetta da beveroni, apposta per gli italiani hanno da parte una moka!!!

Questi sono mitici!!!!!

E le grappe?
Eeeeeeeeeeeh questi la sanno lunga, mi faccio un tris di abete rosso, larice e pigne di non ricordo che altro albero, comunque una piú buona dell' altra
Un piccolo rifugio, mille sorprese. Bravi, bravissimi, ottimo, bis!
Arriva l' ora magica: in lontananza comincia il tripudio dell' Enrosadira
dal Peralba sul confine

alle Dolomiti di Lienz, che da brave Dolomiti danno il meglio di se


Bene, posso andare a dormire contento.
Oddio, faccio un po' di fatica a prendere sonno, c' è una motosega che ci da dentro forte, esco a fumare, becco 5, ripeto CINQUE stelle cadenti in tre minuti, e una di queste fa effetto: appena rientro prendo sonno come un pero

arriva l' alba e suona la sveglia: in fondo è cosí

mentre dietro ancora niente...
Vabbé, andiamo in bagno intanto...
Torno fuori quasi non pensandoci piú
SBADADAM!







Il Cavallino non è costituito da dolomie, ma da calcari: ecco, questi sono molto simili alla dolomia, e come lei creano immensi ghiaioni, e si illuminano di rosso. Ma un colore del genere, cosí forte, era da una vita che non lo vedevo! SPETTACOLO PURO :skiamo: :skiamo: :skiamo:
Ancora allucinato vado a fare colazione
Poi saluto i simpaticissimi ragazzi e mi avvio lungo il sentiero 403, direzione Große Kinigat (nome austriaco del Cavallino)

se era spettacolare in versione Enrosadira, non è da meno in versione "luce piena"




Il sentiero si abbassa leggermente sotto il rifugio, poi comincia a salire dolcemente

alle spalle il rifugio, il suo laghetto, e un alone di mistica foschia sopra la Gailtal

davanti, immensi pratoni

e Lui, la mia destinazione

tralascio il sentiero che aggira il Cavallino a nord

e proseguo verso la Filmoorsattel (Forcella del Cavallino)

Passo per dei ruderi di guerra, e ormai ci siamo, già si vede il sentiero che sale alla cima

Rientro in Italia

ed eccomi in forcella

quando mi affaccio, le Dolomiti di Sesto si ergono potenti



Via, bando alle ciance, mi metto subito in marcia verso la cima, traversando i ghiaioni

mi avvicino alle pareti e punto a quei roccioni

piú salgo, e piú vengo accompagnato da geometrie bizzarre



un "coso" fa la guardia, mentre le foschie si impossessano del versante italiano

esco dalle ghiaie, e raggiungo un breve tratto attrezzato: manca poco

supero dei resti bellici

ed eccomi sulla cresta che separa il Cavallino dal Cavallatto

La cima è qua dietro

alla base della salita ci sono i resti di un villaggio militare con baracche e caverne



ed un capitello dedicato a tutti i caduti della guerra, sia Austro-Ungarici che Italiani

supero il villaggio, e raggiungo la cima, e la sua caratteristica Croce d' Europa, con un breve sentiero ben gradinato

da qua il panorama è qualcosa di immenso, incommensurabile, infinito



Si comincia con le immensità dei Tauri, con il Großvenediger


ed il Grossglockner



per poi passare alla Gailtal e alle Dolomiti di Lienz

alla cresta di confine

e alle Dolomiti di Sesto


dopo un po' di relax panoramico, torno alla cresta divisoria, e comincio la discesa


arrivato in forcella, prendo il sentiero 145, il cui bivio è indicato su un sasso, ed inizio ad abbassarmi lungo i ghiaioni verso la Val Granda

sopra, le pareti del Cavallino dominano

davanti, la grande muraglia delle Dolomiti di Sesto è sempre presente


Adesso il sentiero si umanizza: si entra nei pascoli

l' ambiente è cambiato drasticamente, i ghiaioni e le guglie di pochi minuti fa sembrano solo un lontano ricordo

sto pensando ai fatti miei, quando un fischio mi perfora i timpani: una betonega non è d' accordo che attraversi il suo territorio


io me ne frego e continuo a scendere, ma ad un certo punto mi sento osservato... piú che osservato direi spiato!

Continuo giú per la valle, ma ad un certo punto sento una specie di richiamo da dietro: quando mi giro il contrasto di colori è qualcosa di grande


intanto ho raggiunto un gruppetto di padrone di casa, le pioniere, che si godono la giornata

continuo la piacevole discesa tra i pascoli

fino ad arrivare a Bivio Le Drotelle, non segnalato sulle cartine: da qua parte un sentiero, piú o meno inerbito, che a occhio dovrebbe collegarsi al sentiero 160 verso la cresta del Cadín di Vallona...


Proseguo lungo il 145, verso Casera Pian Formaggio

il sentiero entra brevemente nel bosco, per sbucare praticamente sopra la grande casera

saluto il guardiano di casa

ed saluto i malgari che, anche se la casera non fa servizio "al pubblico", non mi negano un caffè.
Un po' di riposo ci sta tutto, adesso dovrei avviarmi lungo il sentiero 161, una lunga traversata nel bosco verso Casera Melin: guardo l' ora, sono in ritardissimo

sento i miei a che punto sono, ok riprogrammiamo, prendo la strada di servizio

e scendo a Pian de la Mola, dove la Val Melín confluisce nella Val Digón

qua arriva la strada che si stacca dalla Statale, mi caricano e andiamo a pranzare a Casera Melín, poi via di corsa a casa a fare i bagagli, la vacanza è finita
