Pur essendo di Parma, solo ora vengo a conoscenza di questa ferrata.
Che cosa posso dire a riguardo?
Al di la delle ovvie critiche sulla "necessità" di un simile percorso, l'aspetto più inquietante è dato dal fatto che senza alcuna autorizzazione, quindi abusivamente, è stato installato in una zona di grande pregio ambientale e per di più protetta: oltre al citato M.Trevine, di notevole interesse è la piccola area dei Monti Groppo e Groppetto.
Detto questo, a mio avviso, il principale problema per un possibile rilancio della montagna appenninica consiste nel cogliere il necessario equilibrio tra fruizione e valorizzazione.
Quale potrebbe essere la soluzione? Forse, nel momento in cui il "fruire" non sarà più sinonimo di "sfruttare" (o deturpare) ma, piuttosto, "valorizzare", intendendo con questo l'approcciarsi alla montagna rispettando e salvaguardando il suo patrimonio ambientale.
Che cosa fare in concreto?
Due suggerimenti:
-migliorare la situazione sentieristica che in alcune zone non è delle migliori e questo per due ragioni: percorsi che dovrebbero essere risegnati dal CAI e, inoltre, mulattiere e carrareccie di interesse escursionistico da vietare RIGOROSAMENTE a fuoristrada e moto da cross.
-La possibilità di studiare nuovi percorsi escursionistici, oppure, tra l'escursionismo e l'alpinismo, o anche di alpinismo facile (vedi la Via Alpinistica Roberto Fava sullo Sterpara) e, a tal proposito, avrei diverse idee.
Tutto questo per dire che non c'è bisogno di ferrare le montagne per valorizzarle.
L'Appennino verrà effettivamente rilanciato quando chi lo frequenta sarà stimolato a farlo non come meta di ripiego, ma per apprezzare e gustare le sue meraviglie.
Sono d'accordo con Arterio: l'Appennino crea dipendenza, soprattutto quando si comprende il suo specifico "linguaggio".