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Via Ferrata di Badde Pentumas

Gola di Pentumas

segnalata da Pisano Marco - 2010

 

Escursione lungo l’affascinante percorso di Badde Pentumas,spettacolare e suggestivo canyon situato in Sardegna,nel territorio di Oliena-Nu.

PERCORSO STRADALE

Da Nuoro si percorre la sp.22 per Oliena e poi si prosegue sulla nuova circonvallazione che s’immette sulla sp.46 per Dorgali fino a incontrare un bivio ben segnalato con cartelli per la località di Su Cologone. Si svolta a destra e sempre su strada asfaltata, passando a lato dell’omonimo albergo-ristorante, si giunge al piazzale di sosta della risorgiva di Su Cologone. Poco prima di raggiungere il piazzale di sosta della sorgente, si prende a destra la strada cementata prima e sterrata poi,che s’inoltra nella Valle di Lanaittu. Entrati nell’ampia vallata, si segue la sterrata finché si giunge a un bivio (se si prosegue diritti, si va verso il villaggio di Tiscali sulla sterrata che tuttavia dopo qualche km raggiunge il rifugio di Sa Oche). Se si svolta a destra seguendo le indicazioni del cartello per “Sa Sedda e sos Carros”,si raggiunge dopo circa 3,3 km lo spiazzo dove è situato un piccolo edificio noto come il rifugio di Sa Oche oggi sede dell’Associazione Pentumas Archeologia e Trekking di Oliena. Qui si lascia l’auto.

AVVICINAMENTO

Da qui parte un sentiero inizialmente in mezzo al bosco e successivamente sul letto ciottoloso del torrente. Bastano 5 minuti per raggiungere l'uscita della Gola di Pentumas. Si cammina sul greto del fiume e quasi subito si raggiunge facilmente l'ultimo salto di Badde Pentumas che si risale con una arrampicata di circa 10 metri (è possibile proteggerla visto che è presente un armo). Si prosegue camminando all'interno della gola per circa 30 minuti. Si supera un primo grosso anfiteatro roccioso posto sulla sinistra. Sorpassato lo spigolo del suddetto anfiteatro,sempre alla nostra sinistra,si giunge a un secondo e più grosso anfiteatro roccioso. Proprio sulle nostre teste si sviluppa la ferrata. La base dell'anfiteatro è occupata da un vasto conoide di detrito ricco di pietrame grossolano. Per raggiungere la ferrata bisogna risalire questa pietraia, operazione tutt'altro che semplice. Dalle auto bastano 45 minuti di marcia per giungere fin qui. Alla sommità della pietraia,spostata sulla sinistra,si trova un tronco poggiato sulla parete sistemato in questa posizione per facilitare la piccola risalita di pochi metri. Qui si indossano gli imbraghi e l'attrezzatura da ferrata.

LA FERRATA

Una scritta,in vernice verde, indica la direzione giusta per la ferrata-310mt. L'arrampicata non risulta particolarmente difficile,ma in caso di pioggia e di zaini pesanti,l'utilizzo di una corda di sicura può essere consigliato. La presenza di 4 fittoni resinati (due di sosta e due di sicura) funge allo scopo. Da qui parte una prima cengia, in leggera salita verso destra; la progressione è piuttosto facile ma attenzione alle scivolate in caso di pioggia.Si abbandona la cengia in prossimità di una paretina i 4 metri dove un tempo vi erano collocati due appoggi in ferro e una corda piuttosto malconcia. Ora la risalita è decisamente più sicura. La presenza di 4 robusti gradini in acciaio inox e un cavo anch'esso d'acciaio rendono la progressione decisamente meno faticosa e assai più sicura. Superata la breve piccola verticale, ora si procede in salita su in versante piuttosto irregolare, scivoloso se bagnato,ma sempre accompagnati da un cavo d'acciaio di nuovo attrezzamento. Questo breve pendìo,di un ventina di metri,termina in corrispondenza di un vecchia quercia, prima della quale il cavo devia verso sinistra per seguire la parete rocciosa. Qui, nonostante i nuovi armi, persiste il pericolo di caduta pietre,ma soprattutto si cammina su una substrato terroso molto friabile con una spinta propensione allo smottamento. La presenza del cavo tuttavia ci da una certa sicurezza. Ora ci troviamo davanti a una nuova,piccola arrampicata di circa 4 metri; qui la progressione non risulta molto impegnativa,ma la presenza, subito a sinistra, di uno strapiombo, ci ha consigliato di posizionare un nuovo tratto di cavo d'acciaio, tale da rendere sicura la progressione. Attenzione perchè la breve arrampicata non risulta del tutto scontata,soprattutto se effettuata in discesa. Da questo momento si moltiplicano i bollini verdi che indicano la marcia attraverso un rado boschetto, su di un substrato molto franoso per l'abbondante presenza di pietrame e detrito fino. Il sentiero serpeggia in leggera salita, poi una piccola deviazione verso destra seguita da una facilissima arrampicata; infine una susseguente deviazione in discesa verso sinistra. Da qui i bollini verdi ci permettono di raggiungere quella che è nota da taluni come Cengia K13 e dai pastori come la strada Minore che prosegue sulla stessa Cengia della Ferrata di Pentumas, ma in salita verso destra. Attraverso questa cengia è possibile raggiungere in 90 minuti Punta Duavidda e la zona di Sovana. Noi invece scendiamo verso sinistra. Già è ben visibile la cengia che dobbiamo percorrere. Si cammina finalmente sulla cengia vera e propria della ferrata di Pentums; la cengia è da subito (nuovo attrezzamento) protetta da un cavo in acciaio. Nel primo tratto la cengia è facilmente percorribile, solo in occasione di pioggia risulta qua e là scivolosa. Questo primo tratto facile della cengia è lungo una settantina di metri. Segue un tratto di 18 metri molto esposto ma sempre protetto da un cavo d'acciaio. Qui la progressione avviene con un appoggio per i piedi veramente esiguo, ridotto a pochi centimetri o del tutto assente; in quest'ultimo caso si procede praticamente appesi al cavo e con un sottostante strapiombo che raggiunge i 150 metri a picco sul letto della codula. Superato questo piccolo traverso, si continua in una comoda cengia, anch'essa armata con cavo d'acciaio; in totale sono altri 50 metri di cengia. In questo tratto si trova una deviazione di quasi 90 gradi verso sinistra e in breve si giunge, in corrispondenza di uno spigolo,al termine della cengia. Anche questo tratto è esposto ma ben protetto. Da qui inizia la progressione verticale lungo un diedro e agevolata da gradini in ferro e da una robusta catena (vecchio attrezzamento). Terminato questo tratto verticale (di una quindicina di metri),piuttosto pesante dal punto di vista fisico,si arriva su di un terrazzino molto comodo e panoramico. La sosta è praticamente obbligata per tirare un po' il fiato. Da qui si intravvede verso il basso l'intero percorso della ferrata. Terminata questa risalita segue un breve traversino di venti metri sempre protetto dal cavo,che termina con un tratto finale in arrampicata protetto da una catena. A questo punto ci troviamo seduti sui bianchi calcari del Supramonte e davanti a noi la bellissima Valle di Lanaitto. Il panorama è veramente spettacolare.

DISCESA

Per rientrare alle macchine si cammina sui campi solcati prima in salita fino a raggiungere la sommità della parete e poi in discesa,seguendo qualche omino che ci porta leggermente sulla destra (guardando verso valle) rispetto alla gola di Pentumas. Lungo la discesa s'incontrano delle piazzole dei carbonai e poi una mulattiera. Si cammina quindi su un evidente e facile sentiero in mezzo al bosco che ci rimette nel greto percorso all'andata. L'uscita  sullo stesso sentiero preso inizialmente.

CONSIDERAZIONI

L'avvicinamento alla ferrata può richiedere l'utilizzo di una corda di almeno 40mt per assicurare la progressione,non ancora attrezzata,sfruttando anche la presenza di un armo.