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Via Ferrata al Mangart

segnalata da Paolo Mariuz

 

AVVICINAMENTO

Punto di partenza delle ferrate è il bivacco Nogara (1850mt) posto su un ampio terrazzo erboso giusto sotto la parete nord del Mangart.Il bivacco è raggiungibile partendo dai laghi di Fusine,lasciando la macchina al Ristoro ai Sette Nani (941mt) in circa 2.30h;oppure partendo dal rifugio Koca na Mangrtskem Sedlu,sito in territorio sloveno,raggiungibile con rotabile asfaltata (a pagamento) che parte dal passo del Predil,lasciando l’auto presso la forcella Mangart (2263mt) e raggiungendo il bivacco in circa 30 minuti di discesa.

LA FERRATA

L’attacco della ferrata Italiana è giusto dietro il Bivacco,su una parete in corrispondenza di due evidenti grotte naturali.Si parte con una prima paretina da attraversare in diagonale,portandosi proprio dentro la più grande delle due grotte,che viene attraversata dalla ferrata,uscendo dopo pochi metri da un caratteristico buco di poco più di un metro di diametro.La parte successiva è forse quella più esposta ed impegnativa, dovendo aggirare una serie di speroni rocciosi a precipizio sulla valle,aiutati in diversi passaggi da delle specie di corrimani in ferro su cui camminare nei punti in cui mancano appoggi per i piedi.Le assicurazioni sono comunque sempre abbondantissime (in certi casi anche troppo!) sia per i piedi che per le mani ed i cavi,a parte alcuni rari punti in cui non sono propriamente tesissimi,sono tutti praticamente nuovi o seminuovi.Dopo questo primo pezzo molto interessante,il sentiero prosegue su una serie di paretine e canalini a volte verticali,ed altre volte più appoggiati,sempre in buona esposizione,ma con delle splendide vite sull’intera cresta del Mangart.Anche qui continua la politica generale della ferrata dal punto di vista delle assicurazioni,caratterizzata dalla grande abbondanza di pioli di ferro ed anelli cui appendersi e su cui appoggiare i piedi,evitando per alcuni tratti di dover mai toccare la roccia.Dopo poco più di un’ora di ferrata si sbuca nel pendio morenico su cui corre il confine di stato e conseguentemente la via normale di ascesa,a quota 2200mt ca.A questo punto si lascia da parte l’ultima sezione,su roccette in cresta,della Via Italiana e tagliando trasversalmente in leggera discesa il sentiero della via normale,ci si porta in una decina di minuti sul versante opposto della montagna,all’attacco della Via Slovena.Questo sentiero attrezzato solo in parte, soprattutto nella parte iniziale,sfruttando una evidente linea di debolezza della parete,risale tutto un lungo colatoio detritico,spesso innevato ad inizio stagione.L’attacco vero e proprio è caratterizzato da una specie di serpentina letteralmente scavata nella roccia, per poi proseguire su una serie di rampe sempre praticamente prive di esposizione in cui il cavo è usato più che altro come corrimano,su pietre mobili, abbastanza faticoso e pericoloso in caso di affollamento a causa della caduta di pietre.Giunti alla fine di questo lungo diagonale si giunge su una piccola forcella con bel panorama sul territorio sloveno,e qui finiscono in pratica i tratti attrezzati.Il resto dell’ascesa avviene tra massi e roccette,facilmente fino alla croce di vetta,a quota 2677mt.

DISCESA

Per la discesa è sufficiente dalla vetta prendere il sentiero in corrispondenza di un enorme “ometto”,attraverso un sentiero a tratti attrezzato che corre inizialmente sulla cresta del Mangart in direzione del Piccolo Mangart di Coritenza (2393mt),per poi staccarsene in corrispondenza di una pietra miliare di confine,e quindi,con un percorso semicircolare ad aggirare la vetta,si riporta alla fine della Via Italiana e successivamente alla Forcella del Mangart.

CONSIDERAZIONI

Si tratta di due ferrate molto diverse tra loro,entrambe non particolarmente lunghe,né faticose.Quella Italiana presenta soprattutto nella prima parte dei passaggi davvero impressionanti,ma sempre ben assicurati ed agevolati dalla sovrabbondante quantità di pioli e ganci in ferro (in certi casi eccessiva secondo i miei gusti), in ambiente severo ed abbastanza solitario come sono spesso queste montagne.La ferrata Slovena invece non presenta particolari difficoltà,a parte forse la fatica,e non è neppure troppo interessante dal punto di vista alpinistico,unica cosa a cui stare attenti è l’orientamento in caso in cui si decida di compiere l’ascesa ad inizio stagione,in quanto è facile trovare neve abbondante in tutto il tratto finale.Mentre ora è possibile raggiungere la cima del Mangart semplicemente attraverso la via normale,che per ghiaie prima,e successivamente per gradoni di roccia,solo a tratti attrezzati,corre ora al di qua del confine Italo-Sloveno,ora in territorio straniero;fino a qualche anno fa per problemi politici questa via non era possibile.Per questi motivi nella metà degli anni '50 ad opera degli alpinisti di Cave del Predil fu attrezzata sull’imponente parete nord del Mangart una via ferrata,denominata poi “Via Italiana”,un percorso aereo ed ardito che consentisse l’ascesa alla cima senza sconfinare.In parallelo pochi anni dopo fu attrezzato in territorio sloveno un percorso molto meno ardito,che sfruttando un lungo colatoio,consentisse l’accesso alla cupola sommitale senza entrare in territorio Italiano,la cosiddetta “Via Slovena”.Oggi,con la caduta dei confini è possibile percorrere durante la stessa giornata,entrambe le vie ferrate,rientrando a valle comodamente attraverso il sentiero della normale.