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Via Ferrata Foce Siggioli

segnalata da Gian Michele Gozzi -Bo

 

PERCORSO STRADALE

L’itinerario si sviluppa lungo un bello e regolare sperone roccioso all’ombra della spettacolare parete nord del Pizzo d’Uccello,sulla quale sono state scritte alcune delle più gloriose pagine dell’alpinismo sulle Alpi Apuane.Da Aulla (casello autostradale della A15) si imbocca la Garfagnana (indicazioni per Fivizzano),fino ad immettersi sulla destra nella Valle del Lucido (indicazioni per Gassano);si prosegue fino a girare a sinistra per Ugliancaldo;poco a monte di quest’ultimo abitato,si imbocca a destra una strada sterrata (indicazioni per Cave Cantonaccio) da affrontare con cautela perché il fondo è in qualche punto abbastanza devastato dai mezzi pesanti di trasporto marmo;dopo circa 4 chilometri una sbarra metallica impedisce l’accesso alla zona delle cave:parcheggiare in una delle numerose piazzole ai lati della strada (circa 1.00h da Aulla).

AVVICINAMENTO

Dalla sbarra (820mt) si imbocca la carrabile che dapprima scende qualche metro,quindi risale mantenendosi a sinistra e con alcuni tornanti raggiunge la Casa dei Vecchi Macchinari (868mt-30'),nei pressi delle cave alte del Cantonaccio;si oltrepassano le cave e ci si inoltra nel bosco dove un sentiero ben segnato consente di passare nuovamente sopra le cave,attraversare alcune facili fasce rocciose e raggiungere alla fine un ballatoio alberato ai piedi delle placche basali dove il cavo metallico indica chiaramente l’inizio della ferrata (1000mt ca-30'-1.00h).

LA FERRATA

Il primo terzo dell’itinerario di salita si sviluppa dapprima lungo una fascia di placche coricate di ottima roccia,dove si procede prevalentemente in aderenza e senza sforzi particolari,tranne alcuni brevi passaggi un po’ atletici per rimontare un paio di risalti della roccia;l’ultimo di questi risalti immette su un ampio piano inclinato con numerosi alberelli e cespugli ed il fondo a tratti un po’ rotto:si prosegue senza grosse difficoltà,prestando attenzione a non smuovere sassi,fino a raggiungere la cresta dello sperone.I successivi due terzi del percorso si sviluppano proprio sul filo della cresta,seguendola quasi fedelmente tranne che in alcuni punti dove ci si sposta lateralmente per vincere qualche risalto strapiombante;la pendenza è quasi costante,solo attenuata da qualche pulpito ove si può riposare;molto caratteristico è un passaggio di alcuni metri su una lastra di marmo bianco e rosa,che a dispetto delle apparenze offre delle ottime condizioni di aderenza.Si rivede quindi alla fine la luce del sole, sbucando sulla Costiera di Capradossa (1400mt ca.-1.15h-2.15h),pochi metri sopra la Foce Siggioli;sul versante opposto a quello di salita si possono godere meravigliosi scorci sul Pisanino, sul Monte Cavallo e sul Garnerone-Grondilice.Inizia ora il rientro:si imbocca l’evidente sentiero di sinistra (segnavia n.181) che percorre fedelmente il filo della Costiera di Capradossa, che con percorso molto aereo raggiunge prima la quota massima (1465mt),quindi scende rapidamente nel bosco fino a raggiungere l’erboso Poggio Baldozzana (1338mt-45'-3.00h);da qui si continua a scendere per prati e,dopo poche centinaia di metri,si gira decisamente a sinistra (segnavia n°192,prestare attenzione perché le tracce si perdono facimente nell’erba alta) inoltrandosi ben presto nel bosco lungo il quale si scende ripidamente fino a raggiungere la marmifera a pochi metri dalla sbarra (820mt-1.30h-4.30h),dove termina l’itinerario.Una volta salita la ferrata,invece di rientrare immediatamente vale sicuramente la pena di allungare l’escursione e raggiungere la cima del Pizzo d’Uccello, la cui parete nord ha dominato tutta la parte attrezzata dell’itinerario.Dall’uscita della ferrata si scende per una decina di metri fino alla Foce Siggioli (1390mt;palo con cartelli segnaletici),e si imbocca il sentiero che scende rapidamente nel bosco verso sud;si segue la traccia, a volte molto stretta ma sempre evidente,ricominciando ben presto a salire;un ripido canale in parte roccioso, che si sale faticosamente ma comunque facendo rarissimo uso delle mani,è attrezzato per una ventina di metri con un cavo metallico (attenzione:non ha ancoraggi intermedi per quasi tutta la sua lunghezza,pertanto occorre non caricarlo lateralmente,pena pericolose “sbandierarate”);si esce dal bosco e si attraversa una zona rocciosa abbastanza esposta (un tratto di 8-10 metri attrezzato con cavo metallico),in vista delle montagne già incontrate sulla sommità della ferrata;si rientra nel bosco ed in pochi minuti di leggera salita si raggiunge il valico erboso del Giovetto (1497mt-45'-3.00h);da qui si imbocca l’evidente sentiero verso destra (indicazione Pizzo d’Uccello–per esperti) che,dopo avere aggirato un paio di dossi ed attraversato un boschetto,conduce alle prime balze rocciose della via normale,in corrispondenza di un caminetto.L’ambiente è completamente roccioso;si sale alternando caminetti e paretine con tratti di sentiero,con difficoltà talvolta continue ma mai eccessive (solo un paio di passaggi non esposti che rasentano il II,il resto non oltrepassa il I grado);la roccia è generalmente buona e ben appigliata,ma ci sono putroppo abbondanti detriti che occorre fare molta attenzione a non smuovere;l’itinerario di salita è interamente marcato con segnavia biancorossi (talvolta sovrapposti ad una vecchia marcatura azzurra);si raggiunge un’anticima,e per un ultimo strappo di pochi metri lungo la cresta si giunge sull’ampia cima,dove alla base di un’ometto di pietre ci accoglie una scatola di acciaio inossidabile contenente il libro di vetta (1781mt-1.15h-4.15h).

DISCESA
Il rientro si svolge per lo stesso percorso di salita passando per il Giovetto (1497mt-40'-4.55h) e per la Foce Siggioli (1390mt-'30-4.25h),quindi per il medesimo itinerario di discesa precedentemente descritto per il Poggio Baldozzana (1338mt-45'-5.10h),fino alla sbarra lungo la marmifera (820mt-1.30h-6.40h).

CONSIDERAZIONI

La ferrata fu realizzata nel 1971 a cura della sezione C.A.I. di Pisa per agevolare l’accesso al versante meridionale del Pizzo d’Uccello,ed è dedicata alla memoria degli alpinisti pisani Brunello Tordini e Pier Luigi Galligani,caduti in montagna.La via è poco difficile ma non esente da qualche passaggio tecnico e atletico,e richiede ugualmente un certo impegno per la continuità;la roccia è generalmente buona e solo nella parte alta si presenta qualche breve tratto un po’ friabile;sulle placche della zona inferiore occorre prestare attenzione a non smuovere sassi che rotolerebbero lungo il percorso di salita;in diversi punti la progressione è agevolata da qualche tacca superficiale scavata artificialmente nella roccia;il percorso è attrezzato ininterrottamente su un dislivello di 400mt,per 550mt circa di sviluppo;il cavo è generalmente ben teso,e nei tratti meno ripidi quasi sempre mantenuto a circa 70 cm di distanza dalla roccia da solidi tondini metallici con anello.Pur essendo un itinerario di bassa quota,sviluppandosi in una profonda valle esposta a nord non si presta ad essere percorso nei mesi invernali (il percorso resta in ombra praticamente per tutto il giorno),e dopo inverni particolarmente nevosi può risultare percorribile solo a stagione avanzata.