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Via Ferrata alla Parete dei Falchi

Parete dei Falchi

segnalata da Stefano De March-Alex Fullin;marzo 2013

 

PERCORSO STRADALE

Occorre arrivare all'abitato di Soverzene-Bl, raggiungibile sia da Cortina D'Ampezzo (lungo la SS51) o sia da sud, lungo la A27, uscendo al termine dell'autostrada e proseguendo in direzione Cortina D'Ampezzo. Poco dopo si trovano le indicazioni per Soverzene-Bl, si attraversa un lungo ponte sul fiume Piave e si parcheggia l'auto in corrispondenza della centrale elettrica ben visibile dal ponte stesso.

AVVICINAMENTO

Dal parcheggio della centrale si prende in direzione sud una stradina sterrata poco distante e non accessibile alle auto che passa dietro alla diga e che, dapprima su larghi gradini e poi su sentiero nel bosco costeggia la Parete dei Falchi, celebre zona di arrampicata. Poco dopo, proprio presso la base della parete, si nota una passerella metallica che occorre percorrere per breve tratto, fino a quando non si giunge a una visibile spaccatura sia nella roccia che nella passerella stessa. Da questo punto si può vedere l'attacco della ferrata, che si trova a circa 4 metri al di sopra della passerella stessa (circa 6 metri dal suolo) e per raggiungerlo occorre salire su roccia appoggiata (ma non semplicissima) e talvolta umida (II+/III).

LA FERRATA

Raggiunto l'attacco, si sale verticalmente su scalette ottimamente attrezzate per circa una ventina di metri. Terminate le scalette, il prosieguo continua a essere verticale, su roccia non difficile ma povera di appoggi e molto esposta dove è richiesta spesso trazione sulle braccia per la progressione. Successivamente, il tracciato sale brevemente non su roccia ma su terreno morbido (attenzione! Il cavo pur essendo in perfette condizioni, non è ben teso e la distanza fra un fittone e l'altro può essere anche di oltre 10 metri).Dopo circa 80 metri di dislivello il cavo si interrompe su una placca inclinata ma riprende immediatamente lungo una piccola cengia strapiombante (che occorre superare utilizzando quasi esclusivamente la forza delle braccia), per poi risalire verticalmente per qualche metro lungo un camino caratterizzato da arbusti. Si sale ancora faticosamente, riavvicinandosi allo spigolo fino a uno spiazzo che funge da sosta. Da qui in poi inizia l'ultima parte della ferrata, consistente in un faticoso traverso sulla roccia, in decisa salita,completamente esposto e strapiombante sulla valle sottostante. Tale traverso è dapprima attrezzato con pioli, successivamente i pioli vengono a mancare e per la progressione nell'ultimissimo tratto è necessaria quasi esclusivamente la forza sulle braccia, tenuto conto anche della roccia su cui appoggiare i piedi che non offre quasi mai appoggi stabili. Dopo circa una decina di metri, si supera lo strapiombo e, sempre in salita sul lato della parete si raggiunge uno spiazzo ricavato al di sotto di un grosso masso, in cui le attrezzature terminano.

DISCESA

Per poter ritornare al punto di partenza, occorre dapprima salire dallo spiazzo in cui ci si trova,aggirando il masso verso l'esterno; si entra quindi nel bosco e, lungo una pista appena abbozzata, ci si congiunge con il sentiero che proviene dal Passo del Fagher. Dopo una decina di minuti, il sentiero inizia a scendere anche tramite dei tornanti che sono a volte anche molto esposti e si trovano lungo cenge larghe poche decine di centimetri. Una volta a terra, si attraversa un campo di rovi, si esce verso il sentiero e, girando a destra in pochi minuti si ritorna all'attacco e in altri 15 minuti circa al parcheggio.

CONSIDERAZIONI

La ferrata in sé non presenta difficoltà tecniche eccezionali, salvo l'esposizione quasi costante e la verticalità, fattori comunque comuni a molte altre ferrate. Vi sono comunque alcuni aspetti di questa ferrata da tenere assolutamente in considerazione per chiunque voglia percorrerla: l'attacco, il cui raggiungimento non è banale, richiede pochi metri di arrampicata senza assicurazione alcuna; il traverso finale, molto esposto, che richiede un considerevole sforzo di braccia per poter essere superato e arriva al termine di una ferrata la cui progressione, pur di breve dislivello, richiede già di per sé un utilizzo elevato delle braccia; vi è poi il superamento del masso finale, dopo il termine della ferrata, in cui ci si trova ad arrampicare senza il cavo a pochi passi dallo strapiombo; infine, il rientro, in cui il sentiero molto spesso è appena abbozzato, non sempre segnalato, è a tratti molto esposto e in caso di neve o maltempo si rischia di perdere la traccia o di scivolare. Se ne consiglia la percorrenza pertanto ai soli alpinisti esperti e a tutti coloro assolutamente privi di vertigini. Preferibilmente, si consiglia di percorrere la ferrata ad inizio primavera e in autunno dato il gran caldo nei mesi estivi (la parete è esposta a sud).