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Via Ferrata Crench

Cima Crench

2016

 

Inaugurata nel 2007, creata dal benemerito Gruppo Sentieri Attrezzati di Idro. L'itinerario permette di salire la breve ma pressoché verticale parete S di Punta Pelada - 632mt, a picco sul Lago di Idro, per poi trovare la sua logica continuazione sulla crestina boschiva che, passando per una piccola sella poco sotto la cima di Punta Pelada, porta ai 778mt della panoramicissima cima Crench.

PERCORSO STRADALE

Luogo di partenza è Idro-Bs, raggiungibile da S, seguendo la strada della Valsabbia in direzione Madonna di Campiglio in circa 45 minuti dall'uscita di Brescia Est, oppure da Nord, passando per Storo. Per raggiungere l'attacco bisogna portarsi a Crone d'Idro-370mt, frazione situata al limite sud-orientale del lago (indicazioni chiare e sufficienti, attenzione arrivando da Sud, la svolta a destra si nota all'ultimo momento). Entrati nel paese, oltrepassare il centro seguendo la strada per Vantone e, circa 300mt dopo il centro, prendere la breve e ripida stradina che sale a destra (via Preonde), proprio sotto le pareti incombenti del Crench (cartelli segnalatori evidenti per la via ferrata, la via normale e la palestra di roccia). Alla fine della stradina possibilità, sulla destra, di parcheggio per una decina di automobili. Eventualmente parcheggiare in paese e portarsi in fondo a via Preonde in 10 minuti a piedi.

AVVICINAMENTO

Dal parcheggio di via Preonde seguire le ottime e chiare indicazioni che, passando per un piacevole boschetto, portano in 10-15 minuti all'attacco della via ferrata a circa 400mt, presso il quale è stato ricavato spazio sufficiente per potersi imbragare e senza problemi.

LA FERRATA

L'itinerario sfrutta una serie di pilastrini addossati l'uno all'altro, collegati da piccole cengette o brevi sentierini-piccoli salti in parte rocciosi e in parte franosi di raccordo. Ci si assicura allora al cavo ed in pochi passi ci si porta alla base di un tratto verticale dove la solida roccia offre molti appoggi permettendo così una divertente risalita. Si progredisce senza particolari trazioni sul cavo eccetto forse un breve passaggio prima dell'uscita dove una sorta di "tetto" obbliga ad un movimento in salita leggermente strapiombante verso sinistra e che può causare una qualche perdita d'equilibrio. Si esce su un breve sentiero un pò "sporco" e si risale un tratto con anche alcune innocue roccette che fungono da raccordo per un secondo salto verticale, più breve del precedente e composto da alcuni gradoni piuttosto arrampicabili. Anche qui si esce su comodo sentiero panoramico e si aggira da prima uno spigolo roccioso, poi attraversa una strettoia, si percorre una crestina erbosa sempre attrezzata con cavo portandosi infine, tramite un comodo sentiero, alla base di un terzo tratto verticale dove è però anche presente, come da segnaletica, la possibilià di interrompere la Via e ritornare al punto di partenza. Si affronta quindi questo nuovo salto verticale rappresentato nei primi metri da una placchetta piuttosto levigata ma essendo "appoggiata" non costringe a particolari sforzi e poi alcuni gradini rocciosi dove peraltro si utilizza il cavo più per equilibrio che non per progressione. Breve traverso a destra su cengetta un pò franosa e si trova un passaggio con difficoltà sopra la media rispetto a quella fin qui incontrata in quanto una "pancia" rocciosa piuttosto strapiombante obbliga, vista anche la mancanza di staffe artificiali, a "tirare" sul cavo anche se il tutto dura proprio il tempo di un passaggio in quanto la spalla rocciosa perde rapidamente la verticalità a vantaggio di una progressione nettamente più semplice. Una nuova cengetta erbosa con presente materiale instabile porta ad affrontare una bella placchetta dove una grossa staffa metallica ne agevola il passaggio iniziale mentre nella parte alta sono gli appoggi naturali presenti che aiutano e divertono nella salita. Anche questo nuovo salto verticale è comunque piuttosto breve; un facile traverso a sinistra conduce verso una successiva placca inizialmente piuttosto levigata ma essendo provvista di 2 grosse staffe non oppone particolari problemi, la si supera in diagonale spostandosi gradualmente verso il lato sinistro aggirando così una grossa sporgenza rocciosa proseguendo poi in salita superando una facile serie di roccette piuttosto appoggiate con un passaggio più impegnativo della media fin qui incontrata, così come già accaduto in precedenza, dove oltre al cavo metallico si trova anche una catena "ballerina" la cui funzione non è certo di assicurazione quanto invece di aiutare nella progressione in un tratto con un paio di strapiombetti un pò ostici non certo impossibili ma evidentemente non si è voluto elevare più di tanto le difficoltà di questa Via. Si sale allora con questa duplice attrezzatura fino alla fine anche di una successiva comoda cengia la cui presenza permette di portare la linea di salita verso una lingua rocciosa tra la vegetazione, piuttosto divertente in quanto molto appigliata; una cengetta detritica sposta stavolta a destra la linea di salita verso un nuovo tratto verticale piuttosto simile al precedente, eccetto forse un passaggio intermedio leggermente strapiombante. La parte più tecnica della Via è praticamente terminata in quanto ora il cavo procede per alcune decine di metri come scorrimano inizialmente per una crestina rocciosa poi per un tratto di sentiero parzialmente franoso guadagnando così la piccola vetta -Punta Pelada 632mt- con targa e croce.

DISCESA

La logica continuazione del percorso volge dalla vetta verso Est. Un sentierino ben segnato scende dalla vetta lungo un'esile crestina per una trentina di metri fino ad una selletta dalla quale parte verso Sud (a destra, scendendo) un sentierino che, in caso di necessità, riporta alla base in poco meno di mezz'ora. In assenza di complicazioni, da non perdere da detta selletta è la risalita per crestina e piacevole boschetto pensile, grazie ad un sentierino ricavato ad arte dal Gruppo Sentieri Attrezzati, fino alla massima elevazione, Cima Crench-778mt, che si raggiunge in meno di mezz'ora di ripida salita. Poco prima della cima è possibile visitare una postazione della seconda Guerra Mondiale, scavata nella roccia. Dalla cima, dopo le foto di rito e dopo essersi saziati di un panorama che comprende le Dolomiti di Brenta e le Prealpi Bresciane (dalla Corna Blacca al Dosso Alto fino al Gaver), oltre logicamente alla possibilità di ritornare alla precedente selletta e dalì a valle, si può scendere nel versante opposto alla vetta per sentiero sempre ottimamente segnato in dieci minuti alla Cocca di Idro, da dove, parallelamente alla provinciale che scende da Capolago, un altro sentiero sempre ottimamente segnato in meno di mezz'ora ci riporta al parcheggio.

CONSIDERAZIONI

Questa Via è estremamente logica, segue la verticale dei pilastrini seguendo i punti di minor resistenza ed i punti di collegamento più logici tra un pilastro e quello successivo permettendo una salita di "tecnica" che facilita di conseguenza la progressione e permette di risparmiare forze, fermo restando, però, che è possibilissima l'uscita "di forza" o "di braccia" per togliersi dagli impicci in caso di necessità nei 2-3 passaggi più ostici descritti. Alcuni tratti di misto roccia-vegetazione risultano ancora un pò "sporchi" e richiedono attenzione a non smuovere materiale nonostante ormai i molti passaggi di questi anni l'abbiano notevolmente pulita.