Su e giù per il Crinale: i Groppi di Camporaghena 3.6.17
Inviato: 06/06/2017, 20:49
Su e giù per il Crinale? Mo quale Crinale? Mo quello dell'Appennino Tosco-Emiliano, ovvio!
Il crinale più lungo del mondo vàmolà che qui assume un aspetto decisamente tormentato: ripide salite e discese, forcelle, versanti dirupati e salti di roccia.
Era da tempo che mi ripromettevo di esplorare la zona di Punta Buffanaro, dove so esservi alcune vie in roccia fra le più lunghe dell'Appennino.
Un angolo selvaggio, questo, e relativamente lontano da punti di accesso stradale: il Passo del Cerreto a est e il Passo del Lagastrello a ovest.
In mezzo, un bel pezzo di crinale solcato dall'immancabile sentiero 00 GEA (ovvero di "Dick Dastardly", come lo chiama multi ) che qui è parzialmente attrezzato, e tre belle cime appenniniche: il Monte Acuto, Punta Buffanaro e il Monte Alto.
L'obbiettivo era andare a vedere le "placche" di Punta Buffanaro, dove ci sono le vie. Ma non avendo mai percorso questo tratto di crinale, ho deciso di fare il "giro largo" passando per il sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena, proseguendo in cresta fino al Monte Alto e al Passo di Pietra Tagliata, per poi rientrare dai Ghiaccioni e dal rifugio Città di Sarzana.
Un giro lunghetto e con discreto dislivello, in ambiente isolato.
Viste le ottime condizioni della Montagna, scelgo di tenere lo zaino leggero e di non portare con me l'attrezzatura da ferrata.
Però, per la presenza di un paio di passaggi un pò "pepati" ed esposti, ne consiglio invece caldamente l'uso, che diventa indispensabile in caso di bagnato. In caso di rischio pioggia, poi, meglio lasciar perdere del tutto...
E allora partenza dalla diga del Lagastrello sul sentiero 659A che, prima di imboscarsi, regala una bella vista dall'alto del Lago Paduli (per chi volessse approfondire sull'origine di questo toponimo, rimando a questo link: http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Padulo ).
Alcune tabelle segnano la direzione del sentiero e riportano strani tempi che aumentano man mano che si procede . E una strana indicazione: un itinerario marcato "SD". Cosa vorrà dire?
Il 659A, su buona traccia, traversa a lungo sotto alla Costaccia prima di decidersi a impennare bruscamente lungo la ripida costa del monte.
Quando, dopo lunga salita, si esce dal bosco sui prati raggiunti oramai dalla primavera, l'occhio può finalmente spaziare verso le montagne dell'Appennino Parmense a ovest e le Alpi Apuane a sud.
Riconosco facilmente il Pizzo d'Uccello e il Pisanino saliti l'anno scorso.
Si sale ancora su prato fino all'incrocio con il sentiero 00 che continua, ripido, su per la Costaccia fino al crinale. Raggiunto questo, lo si segue per un pò fino a cambiar di versante e godere ora della vista del Monte Acuto (chissà perchè si chiama così ?) e della cresta che lo collega all'omonima Sella.
Il sentiero 00 porta in forcella e poi prosegue verso Punta Buffanaro. Ma giunti sin qui, val la pena di investire una mezz'oretta per una digressione verso la cima del Monte Acuto.
Si attraversa "a naso" una pietraia e si prende la traccia, buona ma non segnata, verso l'esile crinale che scende dal Monte Acuto. A tratti leggermente stretta ed esposta ma mai veramente difficile, questa ci fa conquistare rapidamente l'isolata cima che regala panorami in tutte le direzioni.
Questo dovrebbe essere il Ventasso (multi, correggimi se sbaglio, che lo voglio salire prima o poi):
Ridiscesi per la stessa via, si procede ora sul sentiero 00 in direzione di Punta Buffanaro, in salita su ottima traccia fino a raggiungere la cima di un pulpito senza nome.
Dalla cima del pulpito si vede bene la prosecuzione dell'itinerario, che tra poco diverrà attrezzato, fino all'imponente mole di Punta Buffanaro. A vedere quante discese e altrettante risalite ancora ci separano dal Passo di Pietra Tagliata, potrebbe passare un pò la voglia di proseguire ma non bisogna lasciarsi demoralizzare.
Si scende seguendo il crinale per raggiungere un affioramento roccioso da aggirare facilmente, fino a incontrare il cartello che segna l'inizio ufficiale del sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena.
Il percorso, con attrezzature in ottimo stato, si sviluppa principalmente su placche di arenaria che danno un'ottima aderenza quando asciutte, ma che diventano come saponette in caso di bagnato per via del muschio che le ricopre.
L'esposizione generalmente è modesta dal lato Emiliano, mentre il versante Toscano è dirupato come raramente capita di vedere in Appennino.
I tratti attrezzati sono in leggera discesa, discontinui, e in genere abbastanza "facili". Eccezion fatta per un paio di passaggi: uno in discesa lungo un canalino molto esposto sul versante Toscano e uno strapiombante, pure in discesa, da "interpretare" con il cavo che corre molto basso sul filo di cresta.
Il crinale più lungo del mondo vàmolà che qui assume un aspetto decisamente tormentato: ripide salite e discese, forcelle, versanti dirupati e salti di roccia.
Era da tempo che mi ripromettevo di esplorare la zona di Punta Buffanaro, dove so esservi alcune vie in roccia fra le più lunghe dell'Appennino.
Un angolo selvaggio, questo, e relativamente lontano da punti di accesso stradale: il Passo del Cerreto a est e il Passo del Lagastrello a ovest.
In mezzo, un bel pezzo di crinale solcato dall'immancabile sentiero 00 GEA (ovvero di "Dick Dastardly", come lo chiama multi ) che qui è parzialmente attrezzato, e tre belle cime appenniniche: il Monte Acuto, Punta Buffanaro e il Monte Alto.
L'obbiettivo era andare a vedere le "placche" di Punta Buffanaro, dove ci sono le vie. Ma non avendo mai percorso questo tratto di crinale, ho deciso di fare il "giro largo" passando per il sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena, proseguendo in cresta fino al Monte Alto e al Passo di Pietra Tagliata, per poi rientrare dai Ghiaccioni e dal rifugio Città di Sarzana.
Un giro lunghetto e con discreto dislivello, in ambiente isolato.
Viste le ottime condizioni della Montagna, scelgo di tenere lo zaino leggero e di non portare con me l'attrezzatura da ferrata.
Però, per la presenza di un paio di passaggi un pò "pepati" ed esposti, ne consiglio invece caldamente l'uso, che diventa indispensabile in caso di bagnato. In caso di rischio pioggia, poi, meglio lasciar perdere del tutto...
E allora partenza dalla diga del Lagastrello sul sentiero 659A che, prima di imboscarsi, regala una bella vista dall'alto del Lago Paduli (per chi volessse approfondire sull'origine di questo toponimo, rimando a questo link: http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Padulo ).
Alcune tabelle segnano la direzione del sentiero e riportano strani tempi che aumentano man mano che si procede . E una strana indicazione: un itinerario marcato "SD". Cosa vorrà dire?
Il 659A, su buona traccia, traversa a lungo sotto alla Costaccia prima di decidersi a impennare bruscamente lungo la ripida costa del monte.
Quando, dopo lunga salita, si esce dal bosco sui prati raggiunti oramai dalla primavera, l'occhio può finalmente spaziare verso le montagne dell'Appennino Parmense a ovest e le Alpi Apuane a sud.
Riconosco facilmente il Pizzo d'Uccello e il Pisanino saliti l'anno scorso.
Si sale ancora su prato fino all'incrocio con il sentiero 00 che continua, ripido, su per la Costaccia fino al crinale. Raggiunto questo, lo si segue per un pò fino a cambiar di versante e godere ora della vista del Monte Acuto (chissà perchè si chiama così ?) e della cresta che lo collega all'omonima Sella.
Il sentiero 00 porta in forcella e poi prosegue verso Punta Buffanaro. Ma giunti sin qui, val la pena di investire una mezz'oretta per una digressione verso la cima del Monte Acuto.
Si attraversa "a naso" una pietraia e si prende la traccia, buona ma non segnata, verso l'esile crinale che scende dal Monte Acuto. A tratti leggermente stretta ed esposta ma mai veramente difficile, questa ci fa conquistare rapidamente l'isolata cima che regala panorami in tutte le direzioni.
Questo dovrebbe essere il Ventasso (multi, correggimi se sbaglio, che lo voglio salire prima o poi):
Ridiscesi per la stessa via, si procede ora sul sentiero 00 in direzione di Punta Buffanaro, in salita su ottima traccia fino a raggiungere la cima di un pulpito senza nome.
Dalla cima del pulpito si vede bene la prosecuzione dell'itinerario, che tra poco diverrà attrezzato, fino all'imponente mole di Punta Buffanaro. A vedere quante discese e altrettante risalite ancora ci separano dal Passo di Pietra Tagliata, potrebbe passare un pò la voglia di proseguire ma non bisogna lasciarsi demoralizzare.
Si scende seguendo il crinale per raggiungere un affioramento roccioso da aggirare facilmente, fino a incontrare il cartello che segna l'inizio ufficiale del sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena.
Il percorso, con attrezzature in ottimo stato, si sviluppa principalmente su placche di arenaria che danno un'ottima aderenza quando asciutte, ma che diventano come saponette in caso di bagnato per via del muschio che le ricopre.
L'esposizione generalmente è modesta dal lato Emiliano, mentre il versante Toscano è dirupato come raramente capita di vedere in Appennino.
I tratti attrezzati sono in leggera discesa, discontinui, e in genere abbastanza "facili". Eccezion fatta per un paio di passaggi: uno in discesa lungo un canalino molto esposto sul versante Toscano e uno strapiombante, pure in discesa, da "interpretare" con il cavo che corre molto basso sul filo di cresta.