Guarda da una parte, non mi ispira, guarda da un' altra, idem...

Sabato mattina mi sveglio e con moooolta calma parto verso Garès, nell' omonima valle, uno degli accessi più selvaggi alle Pale di San Martino.
Parcheggio e mi avvio lungo la strada forestale per Malga Stia (il vicino sentiero è inagibile per i danni dell' inverno)


La strada sale piacevolmente, e lungo il percorso incontro alcune delle mucche della malga in sosta durante la "desmontada" (la discesa a valle a fine stagione).

la strada si alterna tra bosco e pascolo

ed in breve arrivo nei pressi della malga, dove rendo gli omaggi ai padroni di casa


IL padrone

arrivo cosí a Malga Stía, dove mi fermo a mangiare (si mangia davvero bene! ) e scopro che ci lavora una ragazza di Padova

mangiato bevuto e chiaccherato sono pronto a ripartire, non prima però di una foto di gruppo

mi avvio lungo il sentiero 752, direzione Forcella Stia


mentre loro si godono la pennichella

e subito ho un' anticipazione dei campanili dei Focobón

il sentiero sale piacevolmente tra i pascoli della malga

con alle spalle la possente mole dell' Agnèr


qualcuno non è molto contento del mio passaggio

e lo fa capire con tutte le sue forze, tanto da risvegliare anche i propri avi

fa un pandemonio che ad un certo punto esce sua cognata dalla pennica a vedere chi è che scassando i maroni fischiando in quel modo

io intanto continuo a salire

girandomi ogni tanto a godere di questo bel panorama

ormai sono sulla cresta dei Mar

e raggiungo in breve la Forcella Stia

alzo lo sguardo e...
e...
e...
e niente! che cavolo vuoi dire quando ti trovi lo spettacolo dei Focobón la davanti, cosí?




niente puoi dire, non puoi far altro che star la imbambolato a guardarli




poi ti ripigli, ti giri, e ti trovi pure tutto il gruppo della Marmolada


proprio senza panorami questa forcella

dopo una sosta contemplativo-svarionativo-fotografica mi rimetto in marcia, inizio a scendere per ripidi tornanti sul prato ma quasi subito vengo catapultato nella giungla


mai visto piante cosí alte a 2100 metri, a tratti è da far baruffa per passare...
quando riemergo mi trovo davanti la bella Valle di Focobon

con la graziosa vecchia Casera Focobon, lungo il sentiero che sale da Falcade

davanti a me è spettacolo puro


mentre alla mia destra ho la dorsale che congiunge il Mùlaz con i Fochèt

arrivo cosí al bivio col sentiero 722 che sale da Falcade verso il Rifugio Volpi di Misurata - al Mulaz, devo dire che queste tabelle hanno visto tempi migliori, se tutto va bene son più vecchie di me...


prendo dunque questo sentiero, inizialmente ancora sull' erba

ma quasi subito l' ambiente inizia a cambiare diventando più consono ai miei gusti

do un ultimo sguardo alla verde Forcella Stia

e mi avvio a risalire attorno al Col dei Pedòci

con i Campanili di Focobon sempre incombenti


adesso il vallone si spalanca: spettacolo




e da questo brullo balcone mi godo la vista sulla Marmolada, o almeno ci provo visto che si è coperta...

il sentiero adesso sale piacevolmente per ghiaie

e va a costeggiare questo laghetto gelato sotto il Sasso Arduini

breve parentesi verde che sembra quasi una cosa estranea, buttata là...

ma si torna subito nella mia brulleria



più salgo e più lo spettacolo aumenta


purtroppo però salgono anche quelle carogne delle nuvole


amen, ormai manca poco ed in fatti in breve arrivo al bel Rifugio Volpi di Misurata, dove passerò la notte

il rifugio è pieno, e per la prima volta da quando giro per rifugi i tedeschi sono la minoranza: sono addirittura di più gli australiani!!!

inizia la cena, ha appena smesso di piovere (aveva iniziato poco dopo il mio arrivo in rifugio) e tra primo e secondo esco a vedere se le nuvole concedono un po' di enrosadira
intanto mi becco la Civetta

verrà o non verrà? un po' tenue per le nuvole che filtrano il sole ma eccola!



bene, sono soddisfatto, posso andare a dormire sereno (e con qualche grappino lo sarò ancora di più

Arriva mattina, sveglia, colazione, praparazione zaino e via: adesso il giro entra nel vivo, nella sua parte più puramente dolomitica, più aspra, più spettacolare: mi avvio lungo il sentiero 703 in direzione Passo delle Faràngole


e subito arriva un anticipo di quello che sarà il leit-motiv della prima parte della mattinata: la neve


il sentiero adesso inizia a salire a piacevoli tornanti

mentre do uno sguardo indietro al Passo del Mulaz

e comincio a calpestare neve "quasi fresca", nel senso che è caduta venerdí sera e non so se ieri qua fosse già neve quando al rifugio pioveva

qualche metro, e arrivo a Forcella Margherita, e SBAM, guarda che roba che mi trovo sbattuta in faccia... anche qua inutile commentare...




alle spalle ho monte Mulaz con il rifugio ai suoi piedi

mentre a destra si apre la valle della Vezzàna

riparto, sotto parete puntando dritto allo spettacolo

e arrivo all' inizio di questa conca candida, ai piedi di Cima del Focobón

inizio ad attraversarla ma faccio fatica a procedere, sono imbambolato e non vorrei più venire via




uscito dalla conca delle meraviglie ricomincio coi tornanti di misto

e inizio a puntare il canale che scende dal passo

do uno sguardo dall' alto alla conca nevosa

ma subito devo rizzare le antenne: c'è da attraversare questa lingua che non sembra ma è ripida

la supero, e il misto diventa neve quasi completamente

prima di imbudellarmi nel canale mi godo gli ultimi scampoli di cielo blu: si sta infatti rannuvolando


Arrivo quindi all' inizio del lungo ma facile tratto attrezzato che risale il canale e scende dall' altro lato evitando di dover ravanare in presenza di neve o vetrato che potrebbero causare non pochi problemi



mmm direi che col canale messo cosí è decisamente utile


ultime fatiche

e arrivo al Passo delle Faràngole, spettacolare balcone panoramico

da una parte il Mulaz e, sullo sfondo, il Catinaccio



dall' altra l' Altopiano delle Pale, il Deserto dei Tàrtari di Dino Buzzati



inizio a scendere il budello, sempre aiutandomi con le attrezzature


ed inizio a vedere l' alta Valgrande

che culmina sotto le Ziròcole


arrivo al bivio sotto il passo dove prendo il sentiero 755, alias Banca delle Fede, uno spettacolare percorso di cengia che mi porterà a costeggiare l' alta Valgrande (anche qua devo dire che le tabelle hanno visto tempi migliori, a occhio da queste parti non ci vanno d' accordissimo



ultimo sguardo alla meraviglia delle Ziròcole

e via lungo questo ardito percorso panoramico


ve l' avevo detto che ho un debole per le cenge?




C' è un breve nevaio da attraversare, breve ma ripido, ma con la dovuta attenzione si passa senza troppi problemi

per poi riprendere questa grandiosa passeggiata in balcone



sono ormai prossimo alla fine della cengia, e una tabella ne indica l' inizio a chi sale nell' altro verso (anche la segnaletica è più "dedicata" a chi sale in senso contrario)

e arrivo cosí al Passo delle Fede


qua l' aereo percorso di cengia si esaurisce, in compenso comincia la parte ravanatoria: neve, passo, cengia, ghiaione: il mix perfetto


sotto di me il Campanile dei Campidèi

nel frattempo fa la sua comparsa anche l' Agnèr


arrivo ai piedi della Cima di Campído, e mi accoglie ancora una volta la neve

la attraverso

e arrivo in questa bella brulleria



Mi sto godendo la passeggiata quando sento dei rumori provenire da sotto: un branco di camosci è in corsa


corrono, si arrampicano, e tirano giù mezza montagna

io intanto proseguo lungo il piacevole sentiero

e arrivo al pascolo d' alta quota di Pian di Campído


il sentiero da qua inizia a scendere deciso

e in fondo si vede già l' abitato di Garés

ultimo tratto ghiaioso

per poi passare sul prato

L' ambiente adesso, pur rimanendo aspro e selvaggio, non è più quel grigio-roccioso che tanto mi piace

in compenso però il cielo si sta aprendo, e compaiono panorami da urlo!!!


giusto per nominarne due a caso, Sorapíss e Cristallo


e poi spunta anche Lei, la Regina, con la sua grandiosa parete Sud


in lontananza compare anche Malga Stia, che da l' illusione di essere arrivati: solo una pia illusione, la rogna deve ancora arrivare


coccolato dalle visioni e dall' illusione, proseguo nella brulleria

che adesso diventa vero e proprio prato

e arrivo cosí Col dei Lareséi, dove c' è il bivio col sentiero 770 per Malga Stia.
Il bivio non è indicato da tabelle (c'erano, ma non ci son più, e ovviamente il CAI locale, cui a occhio stanno antipatiche le tabelle, si guarda bene dal rimpiazzarle) solo un segno bianco/rosso all' inizio di una traccia che va ad imboscarsi... sostanzialmente se sai che c'è il bivio, sai dov'è e te lo stai aspettando, lo becchi, altrimenti tiri dritto e te lo fumi...
Io lo becco

e mi ritrovo cosí impegolato nel peggior sentiero di tutte le Dolomiti: ripidissimo, fangoso stile sabbie mobili, con l' erba alta che spesso non ti fa vedere dove metti i piedi, viscido che ogni 10 passi rischi di andare culo a terra... mai vista una porcheria del genere, e che stiamo parlando di un sentiero indicato sulle cartine come sentiero facile e segnato...

alla fine, con gli scarponi che pesano 3 kili l' uno per il fango e i pantaloni che dal ginocchio in giù sono diventati marron, esco dal bosco con questa piacevole visione

ma la gioia dura poco: il sentiero attraverserebbe la Val del Rif, che è tappata da un blocco di neve ricoperto da fango e detriti: una traccia alternativa non si vede, devo farmi strada, rischiando di farmi male, su un pendio ripido tra ortiche e rovi


ne vengo fuori malconcio: braccia e gambe sono doloranti per le mille ortiche e le diecimila spine

finalmente dopo qualche minuto arrivo in vista di Malga Stia

dove mi viene a salutare questo simpatico somarello

mentre il suo compare si gode la pennichella

mi siedo ai tavoli fuori (non è il caso di entrare con due tonnellate di fango) e lei viene a vedere chi sia sto ospite che pare cascato nelle sabbie mobili

E questo avventuroso giro, che mi ha portato in uno degli angoli piuù belli delle magiche Pale, si conclude cosí, con questo bel piatto di gnocchi prima di tornare giù alla macchina

Buon appetito!
