CENGIA PAOLINA 10 agosto 2015
Ci eravamo lasciati al Rifugio Giussani alla fine del giro della Tofana di Rozes https://www.vieferrate.it/forum/viewtopic.php?f=2&t=1704
Al mattino il risveglio è traumatico per i miei compagni di camerata: la sveglia del mio telefono (UN GALLO ) si impalla e non vuole saperne di disattivarsi, dal letto vicino si sente TIRAJE ER COLLO!!!!!
Fortunatamente riesco a togliere la batteria prima che accada l' irreparabile, e me la svigno fuori a guardare l' alba
bon, passa l' alba, e io rientro a preparare lo zaino, poi ancora mezzo assonnato scendo a far colazione
bon saluto il gestore e il suo simpatico staff, e mi metto in marcia lungo il Majariè
la Tofana di Rozes mi da il buongiorno
riesco finalmente a vedee le Tre Dita da sotto, ieri erano mezze velate dalle nuvole
ed arrivo ad un punto dove c' è una scritta coperta di vernicie grigia
l' ignaro escursionista non deve andarsi ad infilare di là per sbaglio, non deve sapere cosa c' è... e per chi sa dove sta andando quel segno grigio è più che sufficiente: come quando ti intendi con una persona con uno semplice sguardo, senza bisogno di dire alcunché.
Quello è lo sguardo, il cenno, l' indicazione che da qua esco dal mondo della realtà: sono alle porte della leggenda
dopo i primi metri si iniziano già a trovare i vecchi segnavia, quelli li hanno lasciati, gli bastava eliminare quelli iniziali in modo da evitare accessi 'inopportuni"
il Casale e il Castello mi danno il buongiorno
e assieme a loro tutta la scogliera che parte dalle Cime di Fanes
punto al nevaio di inizio
con vista paurosa sulle pareti della Tofana di Rozes che precipitano in Val Travenanzes
eccomi davanti al nevaio
è duro, compatto, e sporchissimo: non è il caso di attraversarlo... visto invece il gran caldo e l' inverno avaro di neve, si apre una possibilità molto particolare: aggirarlo da dietro
dentro fa impressione, cammini stretto tra la montagna e un muro di oltre 10 metri di neve
eccomi all' uscita, ci siamo, Blitz incontra la Cengia Paolina, LA FOLLIA INCONTRA LA LEGGENDA
L' emozione è qualcosa di grande, immenso, l' ho sognata per anni e adesso ci sto mettendo i piedi sopra :skiamo:
Lei eè generosa, subito mi ripaga con queste vedute su Lagazuoi e Fanes
ma allo stesso tempo mi avverte di non prenderla alla leggera
mi guardo intorno, annuso, ascolto...
adesso sono pronto a cominciare la mia avventura in questo mondo leggendario
la cengia inizia comoda, l' esposizione c' è, ma essendo larga non ci fai caso piú di tanto, fino a quando raggiungi il primo tratto stretto (con i primi resti bellici)
per passare si passa senza difficoltà, solo che qua l' esposizione si sente tutta e scivolare col piede... meglio non pensarci
adesso riprende "tranquilla"
o meglio, tranquilla per chi ha abitudine a certi percorsi, chi invece è abituato solo alle ferrate moderne iperatletiche ma assicurate tipo lineavita, meglio lasciar perdere...
mi si para davanti la mitica Nemesis (Punta Carugati per gli Alpini), che qua sembra la prua di una nave
entro nel suo canalino
guardo giù...
err...
meglio guardare in alto e incontrare la "rassicurante" mole della Tofana di Rozes, che domina vigile
la cengia torna tranquilla, e prosegue continuando a incontrare resti di baracche della guerra
passo esattamente ai piedi della Nemesis, impressionante
sembra di essere in elicottero sulla Val Travenanzes
ecco, elicottero, vedi di non far caxxate eh...
proseguo tra gli allarga e stringi
incontrando anche il primo reticolato
alle mie spalle la Rozes vigila sempre severa
mentre io proseguo il mio aereo viaggio
ecco adesso compare anche la Croda del Valón Bianco
mi affaccio sul primo degli "scivoli" di Potofana
il seguito del sentiero visto da qua fa paura, perché la cengia su cui corre diventa inclinatissima
però è un balcone panoramico impareggiabile, guarda che roba, Val Travenanzes, Furcia Rossa e Valón Bianco
poi ti giri e ti ritrovi nell' ambiente nudo e crudo della cengia
passaggio un po' esposto con landro di ricovero
dicevo, esposto
lo supero e mi riavvio
bon, se quello era esposto, questo è pure stretto e da stare all' occhio ai corni
uff, passo anche questo e mi godo la vista sulle pareti che incombono dritte sulla mia cengia
arrivo anche al secondo nevaio, bhe dai, visto da lontano sembrava molto piú ripido, invece si aggira in basso comodamente
riposo qualche minuto (scusate l' espressione da cesso, ma non riuscivo a pensare a duckface, lingue, yeah e altro )
e mi godo queste grandiose quinte
e l' imponente Nemesis, con l' ultimo tratto di cengia percorso
bon, mi rimetto in marcia
che spettacolo
a un certo punto mi si para davanti la Graa de Traenanzes, un tempo percorribile (gli Alpini all' inizio erano riusciti a salire in Furcia Rossa prima che arrivassero gli austroungarici, per essere poi stupidamente richiamati giú dal generale Cantore, bella occasione sprecata...), adesso... auguri
Valón Bianco, prima o poi toccherà anche a te
il giro è lungo, ma mi spiegate come cavolo si fa a non imbambolarsi????
ultimi tratti di relax
e adesso alza le chiappe che si inizia a ravanare!
visto che il percorso è BREVE ci voleva un bel canalino a spezzare la monotonia
canalino che poi va pure ad imbudellarsi!
qualcuno soffre di vertigini?
e alla fine del canalino arriva la sorpresa, un enorme catino dove una volta c' era un ghiacciaio
ai piedi di questi torrioni
il catino, inutile dirlo, è un balcone panoramico di prim' ordine
io ne approfitto e me la godo riposandomi, per poi ripartire in discesa, perfetto per rilassare un po' le gambe
OOOOOOOOOOOO avevo detto rilassare le gambe, non sbudellare le rotule!!!!
finalmente riprendo la cengia
tiro il fiato e guardo, alle mie spalle, il canalone per il quale scende una delle due "vie di fuga" (ovvero l' ennesimo sentiero militare della zona)
passo davanti agli ennesimi resti di baracche
e poi raggiungo un altro passaggio "strettino"
giro l' angolo e SBADADAM! salta fuori la Croda Rossa
mentre il Valón Bianco da il meglio di se
sbava e risbava, se non sto attento faccio sbadadam anch' io incastrandomi col filo spinato
arrivo davanti all' ennesima conca ghiaiosa
ma prima di attraversarla bisogna prendere quota
comincio a traversarlo
ed è incredibilmente piacevole, c'è addirittura anche un po' d' erba
sembra quasi un sentierino da famigliole (si, peccato per quello che c' è prima e quello che viene dopo )
scusate se sono ripetitivo ma non posso fare a meno
bon, già finito il sentiero da famigliole
si torna sulle pietraie
aggiro le ultime propaggini del Formenton, e mi compaiono, al di là di un budello, gli Orte de Tofana
in fondo ecco la Forcella de Ra Ola, dove praticamente il sentiero termina
quando mi volto mi appare la bassa Val di Fanes
non faccio a tempo a godere della veduta, che mi accorgo che più avanti è tutto franato
cioè, caxxo, ti fai un giro della madonna, in un posto da leggenda, sei alla fine, per aria con la testa, e no che ti trovi sto sbudellamento finale
in linea generale devi puntare là
si, peccato che in mezzo ci sia sto bordello qua
in qualche modo (meglio che non vi dica come) tra un porco e l' altro riesco a superare sto casino
e mi fermo a guardare questo villaggio scavato nella roccia
salgo alla forcella
mi affaccio, e credo di avere le allucinazioni
torno sul sentiero, scavalco e prendo questa cengetta
arrivo al bivio col sentiero 407 che da Fiames sale a Ra Vales: È FINITA
ma c' è ancora da salire e la tensione rimane presente
anche qua, come in tutto il gruppo, è tutto un susseguirsi di postazioni, sentieri, reticolati...
scavalco, affacciandomi sulla conca di Ra Vàles
con Sorapíss e Antelao che mi danno il benvenuto
due passi rilassanti
e arrivo ai rideri del Ricovero Franceschini-Domini
adesso si posso allentare la tensione e lasciarmi andare, anche perché mi trovo improvvisamente in mezzo alla gente, sembra un flash: una famiglia italiana in discesa verso Fiames e un gruppo di ragazzi tedeschi in salita verso il Formenton.
Arrivo, lancio letteralmente lo zaino, mi siedo e mi compare un sorriso a 32 denti
uno dei tedeschi notando la mia espressione "stravolto ma felice" ed avendomi visto apparire da in mezzo alle crode mentre risaliva il canalone, intuise che ho fatto qualcosa di "strano", mi chiede, e quando gli nomino LEI, sento un PORCAXXXXX venire dalla famiglia italiana
Mi godo il meritato riposo, resto seduto non so quanto anche perché il catafalco comincia a farmi male al retroginocchio, mi fumo una sigaretta gustandola fino in fondo...
Lascio che gli altri partano, ciascuno per la propria destinazione, io resto la a ripensare a cosa ho appena fatto... cosa ho visto, cosa ho provato... qualcosa di immenso, difficile da descrivere, anche perché già per farlo ce ne vuole, in solitaria poi...
mi riavvio lungo il sentiero 407, non è LEI, ma sempre di cengia si tratta
ed ecco il tocco che mancava: due camosci che pascolano tranquilli
nel frattempo si presenta anche il Cristallo
cammino sotto le pareti del Formenton
e arrivo al bivio per la ferrata che porta alla Tofana di Dentro
dove tiro dritto per la mia strada
Ra Vales, che razza di conca, assurda, spettacolare
arrivo alla targa che ricorda l' anno di costruzione del sentiero, da parte degli Alpini, e l' anno di ripristino, da parte dell' ANA
è il segno che ormai sono alla fine
e infatti giungo in vista della stazione della funivia, che sta facendo l' ultima corsa, per la quale sono ovviamente fuori tempo ma che non era comunque prevista: pensavo infatti di fare un' ultima chicca, ma il catafalco mi fa un male della madonna e mi ha rallentato troppo
prendo cosí la mulattiera militare che attraversa la testata della valle
mi dirigo verso Forcella Ra Vales, che separa le Ra Zestes dal resto delle Tofane
e inizio a scendere lungo il ripidissimo ghiaione che d' inverno diventa la spettacolare pista FORCELLA ROSSA, una delle tante leggende delle Tofane
godendomi Croda da Lago e Pelmo prima
e Sorapíss e Antelao poi
poi la sorpresa, mi trovo in mezzo alla pista un branco di camosci
che però non sembrano gradire molto la mia intrusione...
li saluto, ed entro nel bosco che porta a Pié Tofana
Adesso è davvero finita. Sono stravolto ma allo stesso tempo euforico. Non è un giro normale, non è un giro per tutti, per via dell' isolamento, della (VOLUTA, per fortuna) non manutenzione del sentiero, e per via dell' ambiente spettacolare e che allo stesso tempo mette soggezione, e non da ultimo per l' aura mistica che circonda questo percorso.
Ho incontrato la leggenda, ero convinto di averla attraversata, ed esserne uscito, invece è stata LEI ad entrare in me, senza più uscirne.