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Via Ferrata delle Trincee

Cima Mesola-Cresta Padon

2018

 

Percorso solo inizialmente atletico poi particolarmente suggestivo, dove è necessario non temere l'esposizione, e che si sviluppa lungo una cresta particolarmente elegante e panoramica. Le creste della Mesola e della Mesolina fanno parte del gruppo montuoso del Padon; questa catena era un importante baluardo del fronte tirolese: “doveva sbarrare il passo agli italiani se la Marmolada avesse ceduto”. A Porta Vescovo, al posto dell’attuale funivia vi era in tempo di guerra una teleferica che riforniva le posizioni austriache attestate sulla cresta della Mesola. Gli austriaci non occupavano tutta la catena montuosa del Padon: sulla cresta della Mesolina si posizionarono infatti le truppe italiane. È questo il settore che offre maggiori testimonianze della Grande Guerra: qui le posizioni, le fortificazioni, le caverne scavate nella roccia dagli alpini sono numerosissime.

AVVICINAMENTO

La partenza avviene dalla sella di Porta Vescovo alla quale si può giungere sia dal lago di Fedaia sia da Arabba.

- Lago Fedaia: si può lasciare l’auto in prossimità della diga, al di là della strada già si vedono i cartelli indicatori. Il nostro sentiero è il segnavia n. 698, seguendo l’indicazione per Porta Vescovo. In circa un’ora di cammino su percorso piuttosto ripido, ma ben tracciato per pascoli e ruscelli d’acqua, con alle spalle la regina delle Dolomiti la Marmolada, si giunge a Porta Vescovo e alla stazione d’arrivo dell’impianto di risalita che parte dal paese di Arabba e sale il versante veneto della montagna. 

2 - Arabba: arrivare a Porta Vescovo -2480m- con la funivia è un’alternativa al percorso precedente e accorcia i tempi di cammino di circa 1.15h.

Poco dopo Porta Vescovo si deve fare un po’ d’attenzione: bisogna seguire i segni bianco rossi di un sentiero che sale sulla sinistra e ignorare dei bollini giallo-rossi che portano al rifugio Padon e che si utilizzeranno eventualmente al ritorno: poco dopo questa biforcazione si troverà su un grosso masso la segnalazione per la via ferrata e una freccia rossa direzionale. In pochi minuti si arriva sotto la parete verticale e quindi all'attacco. Sostando poco prima presso un ottimo pulpito panoramico è possibile indossare in sicurezza l'equipaggiamento.

LA FERRATA

La parete rocciosa di origine vulcanica si presenta nerastra e contrasta con il classico colore delle Dolomiti anche se comunque molto compatta. Il primo tratto di circa 20m si presenta verticale e gli appigli naturali presenti sono abbastanza levigati, vi si trova una placca iniziale da "attaccare" tirando sul cavo sfruttando però, se asciutta, anche la notevole aderenza degli scarponi. Si guadagnano metri in verticali spostandosi gradualmente a sinistra all'interno di un diedro sempre povero di appigli ma con qualche appoggio per i piedi in più, si traversa poi a destra lungo una placca leggermente inclinata per portarsi alla base di un nuovo salto verticale stavolta ben più gradinato del precedente. Si inizia quindi la risalita in verticale raggiungendo abbastanza agevolmente un pulpito di sosta. Si riparte, a sinistra, percorrendo una comoda cengia rocciosa che aggira parzialmente il paretone per raggiungere da prima una fessura attrezzata anche con qualche vecchio piolo metallico poi, tramite alcune ampie sporgenze, un piano inclinato. Quest'ultimo non offre particolari difficoltà ma passo sicuro ed utilizzo dei moschettoni sono più che mai indispensabili in quanto una scivolata qua sarebbe fatale. Si attraversa allora la placconata inizialmente in leggera salita per poi scendere leggermente in direzione di uno spigolo molto aereo. In uscita dallo spigolo ci si ritrova alla base di un nuovo piano inclinato stavolta da risalire sfruttando la grande aderenza della roccia e così, senza particolari difficoltà, si raggiungono gli ultimi passaggi verticali di questa prima sezione della Via ritenuta a ragione la più "atletica". Dopo circa 20' dall'attacco termina così il tratto più impegnativo della Trincee ed inizia un percorso più lungo e completamente diverso che si svilupperà prevalentemente in cresta. Si continua allora seguendo sì il cavo ma anche quello che è lo sviluppo logico della cresta, si utilizza per alcuni metri il cavo come scorrimano, si ridiscendono alcuni metri in direzione di una selletta proseguendo poi lungo alcune cengette rocciose interrotte solo da alcuni facili passaggi più esposti. In breve si arriva al passaggio più caratteristico della Via rappresentato da un ponticello sospeso che porta alla base della Mesola -2727m, dove una forcella funge da cornice virtuale alla "Regina". Si scende da prima nella forcelletta poi si risale un caminetto attrezzato con pioli e si esce con un passaggio aereo in piena cresta dalla quale una divertente serie di facili roccette ben arrampicabili e che si alternano ad alcuni gradoni portano al punto più alto dell'escursione -Cima Mesola- o meglio quello che è stato fino ad oggi il punto più alto perchè come vedremo nel proseguo vi sono ora novità. Da qui nel frattempo è possibile ammirare praticamente a 360° i vari gruppi dolomitici -Dolomiti bellunesi, Tofane, Monte Pelmo, Antelao- tra i quali fà bella mostra di sè oltre alla già nominata Marmolada l'imponente gruppo del Sella. Si inizia gradualmente la discesa sul lato nord della Mesola che come spesso capita non risulta difficile ma richiede comunque attenzione in quanto si tratta di tenersi a tratti con le braccia sul cavo. Alcuni passaggi si disarrampicano sfruttando facili roccette mentre altri avvengono su placchette lievemente più insidiose. Ci si abbassa presso i prati sottostanti presso i quali è già possibile vedere la novità di questo storico percorso ovvero la possibilità facoltativa di risalire l'evidente e vertiginoso Torrione. Volendo si può concludere qui scendendo con sentiero verso sud incrociando l'Alta Via che sta proprio sotto di noi e che rappresenta comunque il nostro sentiero di ritorno. Fin qui l’appassionato di storia ha visto molto poco; è nella sua seconda parte che il percorso offre numerosi segni e testimonianze forti della Grande Guerra; il cammino per arrivare al rifugio Padon richiede invece ancora circa 2.00h. Proseguendo invece per la ferrata delle Trincee ci si incammina lungo un sentiero turistico racchiusi tra due colpi d'occhio davvero notevoli in quanto alle nostre spalle parte della cresta Padon appena persorsa e davanti a noi la "solita" Marmolada con questo "nuovo" Torrione attrezzato.  A breve si giunge nei pressi di una sella dove si presentano 2 possibilità ovvero proseguire da subito per il vecchio percorso oppure percorrere la nuova variante che ad oggi comunque riporta sempre alla sella. Per percorrere la nuova variante si scende a destra inizialmente su traccia erbosa ritrovando quasi subito il cavo metallico che presto ad un bivio si biforca in quanto la salita e relativa discesa dal torrione, viste le caratteristiche del percorso, sono stati ben suddivisi in 2 percorsi in modo tale da non creare intralci tra gli escursionisti. Nel caso specifico di questa relazione vista la presenza di escursionisti che già scendevano dalla placca di destra nonchè ancora l'attuale mancanza di una segnaletica specifica si è saliti in senso orario così facendo si è proseguiti per l'espostissimo traverso poi risaliti per una placca vertiginosa ma con buoni appoggi  portandosi alla base di una serie di cambre metalliche leggermente strapiombanti e forse anche per questo meglio percorrerle in salita incrociando sull'altro cavo escursionisti in discesa fino al pulpito sommitale e quindi alla piccola vetta dove al momento è presente un ometto di pietre. Inutile sottolineare la panoramicità del luogo nonchè la possibilità di meglio apprezzare parte della cresta che abbiamo percorso con eventuali escursionisti ancora impegnati. La discesa dal Torrione ha caratteristiche molto simili alla salita con tutte le difficoltà che talvolta però offre la discesa ad iniziare dal fattore psicologico dovendo guardare nel vuoto. Si trova inizialmente un cavo teso che "precipita" in verticale, poi una serie di cambre con un passaggio di forza al termine di quest'ultime da dove poi un brevissimo quanto esposto traverso porta alla calata verticale finale fino ad una suggestiva forcella dalla quale senza difficoltà si ritorna alla sella iniziale. Alla ripartenza sul vecchio percorso uno sguardo a ritroso all'imponente Torrione che si è risalito è doveroso. L'alta Via delle Trincee prosegue qui in cresta su terreno semierboso, incontrando resti di edifici bellici, interrotto da brevi tratti rocciosi da disarrampicare dove il cavo funge tendenzialmente da scorrimano; il comodo sentiero prosegue parecchio regalando notevoli scorci panoramici mentre una galleria che collega varie postazioni militari indurrebbe a pensare di essere arrivati alle "famose gallerie", ma il tunnel invece si esaurisce (20-30m circa) e chi vuole visitare il complesso deve poi tornare in dietro e riprendere il sentiero. Nei pressi di una franosa forcelletta si trova a destra un cavo relativamente nuovo che cala nel vuoto in un canalino detritico senza fissaggi e che sembrerebbe essere una via d'uscita in emergenza raggiungendo i prati sottostanti mentre la Via prosegue, come da segnaletica, a sinistra risalendo inizialmente un canale attrezzato poi alcune roccette riportando l'escursionista sul sentiero di cresta ed in particolare all'ingresso di un tunnel che non è da confondere la galleria “principe”, lunga circa 300 metri e segnalata sulle cartine escursionistiche. Il tunnel in questione attraversa semplicemente la cresta fuoriuscendo sul versante opposto e non richiede l'uso di una fonte luminosa. Si costeggia la cresta tramite una cengia erbosa fino ad un ennesimo tratto attrezzato che rappresenta un pò la fine della Trincee intesa come Via ferrata in quanto dopo pochi metri di cavo in leggera salitaed un ultimo passaggio in discesa si ritrova all'imbocco della grande galleria dove è indispensabile l'utilizzo di una torcia luminosa. La galleria ha tratti in leggera salita talvolta gradinati e come segnavia si sono utilizzati dei cartarifrangenti. Il senso di percorrenza è unico ma sono presenti alcune brevi deviazioni che portano a postazioni o stanze interne. All'uscita dalla galleria è presente la segnaletica di fine-inizio ferrata Trincee, il bivacco Bontadini ed ulteriori resti di quello che era un villaggio militare che funge ora da suggestiva balconata. Dal Bivacco si può salire in 10' alla Cima della Mesolina -2642m- oppure scendere direttamente al rifugio Padon-2407m, nei pressi degli impianti funiviari che salgono da Arabba e da Rocca Pietore: nei pressi dell’arrivo della funivia si trova anche un bel pezzo d’artiglieria (obice della Seconda Guerra Mondiale).

DISCESA

Dal rifugio Padon un facile percorso in quota, segnalato con paletti di legno e bollini colorati in giallo-rosso, ci porta in un’ora a Porta Vescovo; e si cammina con la Marmolada sulla sinistra e con tutta la cresta percorsa sopra, sulla destra. Poco prima di Porta Vescovo è possibile prendere sulla sinistra un sentiero - scorciatoia, ben visibile e indicato, che porta in direzione di una baita di legno attraversata nella salita dell’andata e quindi sul medesimo percorso verso il lago di Fedaia.

CONSIDERAZIONI

Attenzione ai primi 30m in quanto l'esposizione e difficoltà è piuttosto sostenuta, non di rado si trovano escursionisti in difficoltà nella progressione di questo tratto. Da sottolineare la nuova variante del Torrione attrezzato con doppia via di salita e che dona al percorso sicuramente un valore aggiunto in particolare per chi non intenda poi proseguire la Via delle Trincee nel suo percorso storico. Da indiscrezioni sembra che prossimamente la ferrata delle Trincee possa subire modifiche ed essere abbreviata concludendosi proprio all'altezza del Torrione.